venerdì 5 ottobre 2012
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​Il governo cala tre assi sul tavolo di discussione del ddl anticorruzione e il provvedimento sembra imboccare rapidamente la dirittura d’arrivo. Il ministro della Giustizia Paola Severino presenta tre emendamenti che provano a mettere d’accordo tutti, dal Pd al Pdl fino ai magistrati: uno che inserisce la previsione di una condotta illecita nel "Traffico di influenze illecite"; uno che prevede, nella "Corruzione tra privati" la perseguibilità a querela di parte (chiesta dal Pdl) salvo che non sia a rischio la libera concorrenza; uno che salva i magistrati fuori ruolo dai limiti che erano stati imposti alla Camera da Roberto Giachetti (Pd) con un emendamento che passò grazie ai voti del centrodestra e alla fiducia chiesta dal governo. Inoltre il ministro "boccia" i due emendamenti del Pdl che potevano essere un intralcio alla rapida approvazione del ddl, quello ribattezzato "anti Batman" e quelli definiti "salva Ruby".Ma proprio l’emendamento del Guardasigilli sui magistrati potrebbe essere il vero acceleratore. Il testo approvato dalla Camera impone che gli incarichi fuori ruolo non durino più di 5 anni di seguito e mai oltre i 10 anni. La proposta del Guardasigilli (che unisce le richieste di Pdl e Pd sul punto) estende invece il limite a 10 anni facendo saltare l’obbligo del rientro in magistratura dopo 5 anni. In più, introduce numerose deroghe. Saranno escluse dai limiti le toghe con incarichi presso gli organi di autogoverno come il Csm; quelli elettivi come le Authority; quelli di rilevanza costituzionale come il Quirinale e il Parlamento, e quelli di carattere internazionale. Comprese le rappresentanze diplomatiche. «Proprio come temevo – commenta Giachetti – Severino ha fatto al Senato ciò che non è riuscita a fare alla Camera: disintegrare la norma». L’Anm invece esulta definendo «ragionevole» la proposta. Mentre Augusta Iannini, magistrato fuori ruolo, vicepresidente dell’Authority per la privacy, assicura di «essere assolutamente disinteressata alla sorte dell’emendamento». Una netta risposta a chi aveva parlato di «emendamento Iannini».Per quanto riguarda la legge delega su incandidabilità e incompatibilità dei condannati, il ministro Patroni Griffi non fa previsioni. «Dipende da quando il Parlamento riuscirà a licenziare il testo», osserva, ricordando che la delega «richiede un decreto legislativo del governo in doppia lettura intervallato dai pareri delle Camere»..I tre emendamenti del Guardasigilli assicurano quasi un "via libera". «C’è l’impegno di tutti – si dice convinta il ministro – a definire l’esame del ddl entro martedì, se necessario con una notturna, per poi approdare mercoledì in aula». E il presidente della commissione, Filippo Berselli assicura che entro martedì si chiuderà. Secondo la Severino (che si dice pronta ad accettare la richiesta di parere avanzata dal Csm), le sue proposte costituiscono «un giusto punto di equilibrio», aggiungendo di non voler «prevaricare la volontà parlamentare», sottolineando anche di aver percepito «ampia soddisfazione da parte di tutti».E, infatti, i capigruppo di Pd, Pdl e Udc, Anna Finocchiaro, Maurizio Gasparri e Giampiero D’Alia esprimono soddisfazione e riconoscono alla Severino di aver saputo recepire le istanze di ciascuno. Ma mentre il centrosinistra, compreso l’Idv, rinuncia ai propri emendamenti, il Pdl non scioglie la riserva. «Non lo so – risponde Gasparri – è prematuro parlarne. Stiamo valutando». E non è da escludere che le norme, alle quali il ministro ha dato parere negativo, non possano essere ripresentate sotto forma di subemendamento agli emendamenti del governo. Ma il Pd subito avverte: «Avremo così modo – interviene Donatella Ferranti – di testare la correttezza del Pdl».
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