mercoledì 22 maggio 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
«Il quoziente familiare adottato dal Campidoglio è stato un segnale importante. Ora però serve un ampliamento della base, perché si ferma alla soglia dei 15 mila euro di Isee, intervenendo sulla tassa dei rifiuti e sull’abbonamento ai mezzi». Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle associazioni familiari del Lazio, chiede al Campidoglio di proseguire sulla strada intrapresa: passando da politiche di contrasto alla povertà a vere politiche per le famiglie. Tutte, anche quelle non poverissime. «La scorsa settimana abbiamo invitato tutti i candidati sindaci a sottoscrivere pubblicamente un patto per le famiglie romane. Si sono presentati, tra gli altri, Alemanno per il centrodestra e Marcello Di Vito di M5s».E gli altri? Perché non hanno firmato?Marino del Pd ci ha mandato una lettera col suo programma dicendo che gli dispiaceva non esserci, senza esprimere giudizi. Alfio Marchini nulla: siamo noi che abbiamo dovuto chiedere alla sua segreteria se veniva o no. Come se la famiglia fosse un tema legato a orientamenti politici. È grave: rappresentiamo 200 mila famiglie, 450 mila persone nel Lazio. E l’80% delle nostre associazioni è impegnate su Roma.Cosa dovrà fare il sindaco della Capitale?Le famiglie romane hanno bisogno di risollevarsi: hanno fatto sacrifici economici, pagano la crisi del lavoro, non hanno supporti per chi ha persone autosufficienti. Il "Quoziente Roma" va nella direzione giusta, ma a soffrire è anche la famiglia media, non basta pensare solo all’emarginazione. Dev’essere il metro per tutti i servizi comunali, asili nido in primis.Anche Di Vito è favorevole. Ma a Parma il grillino Pizzarotti non l’aveva abolito?Ci ha risposto che è stato un problema di bilancio, ma se a Roma è questa la volontà dei cittadini, lui si impegna a sostenerlo. Chiunque vincerà, comunque, noi vigileremo. elezionicampidoglio
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI