sabato 7 aprile 2012
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Fu Massimo D’Alema a definire la Lega Nord «costola della sinistra» nei primi anni ’90. Definizione superata, basta una scorsa alla tornata delle amministrative del 2010 per vedere che nelle terre tra Veneto, Lombardia, Piemonte e in certe zone dell’Emilia - dove storicamente il voto alla Dc sfiorava il 40% negli anni ’80 - la Lega ha oscillato tra il 20 e il 40%. Non significa che la Lega abbia ereditato il voto “bianco”, ma certo in diverse fasi molti cattolici hanno scelto le liste del Sole delle Alpi. Anche se il politologo Roberto Cartocci, autore della «Geografia dell’Italia cattolica» definisce il voto cattolico alla Lega «voto del cattolicesimo secolarizzato, della religione “a modo mio”, dell’antropologia del mondo cattolico come ideologia localista».Dissente il deputato leghista Massimo Polledri, 51 anni, medico piacentino, cattolico e militante del Carroccio. Secondo lui la scelta della Lega è legata alla questione antropologica, vera discriminante tra centrodestra e centrosinistra.«Con la fine della Dc – spiega Polledri – la Lega ha intercettato il voto nelle parrocchie delle zone tradizionalmente bianche. Ha saputo attrarre il consenso di molti moderati con le istanze autonomistiche, la rivolta all’oppressione fiscale e agli sprechi, la difesa degli interessi dei territori e dei valori non negoziabili».Negli anni ’90, però, i rapporti con la gerarchia ecclesiastica dei vertici leghisti, nonostante la presenza di cattolici come Giuseppe Leoni tra i fondatori e quella del professor Gianfranco Miglio, non sono facili. Alle critiche di diversi vescovi e cardinali alle spinte secessionistiche, all’antimeridionalismo e a certe posizioni xenofobe, nel biennio 1997-’98 Bossi risponde attaccando il «Papa polacco che ha investito nello Ior e nei Marcinkus», senza contare le accuse ai «vescovoni» e alla chiesa «romanocentrica». Sono gli anni delle ampolle d’acqua del dio Po e delle nozze con riti celtici. Cioè pagani. Dopo l’ictus del Senatùr, la Lega Nord cambia rotta. È lo stesso Bossi, dopo le polemiche nel 2009 sul reato di clandestinità e dopo aver chiesto e ottenuto un incontro in Vaticano, a dichiarare che «la matrice della Lega è cristiana e cattolica, noi siamo gli unici che veramente hanno radici cristiane».«La svolta – nota Polledri – arriva dopo la malattia di Bossi e la sofferenza che sceglie di mostrare in pubblico. Da quel momento la Lega è in prima fila in Europa per difendere le radici giudaico-cristiane e il crocifisso nelle scuole. È schierata dalla stessa parte della Chiesa sui valori non negoziabili come la bioetica, la difesa della famiglia, il fine e l’inizio della vita. Anche se oggi l’elettorato leghista è sicuramente cambiato ed è variegato, difendiamo questi valori come parte della nostra identità padana ed europea». Resta il nodo delle istanze della dottrina sociale della Chiesa, non trascurabili per un credente. «Se si riferisce all’immigrazione – ribatte Polledri – ovviamente sono favorevole all’accoglienza. Che però non deve essere indiscriminata, deve selezionare chi arriva. La carità è la più alta forma di politica, ma l’Italia non ha una politica per l’integrazione e, comunque il rischio, oltre alla criminalità, è l’invasione dei musulmani che vogliono cambiare l’identità cristiana d’Europa».Ma un cattolico non può giustificare le offese all’arcivescovo emerito di Milano, cardinale Tettamanzi, definito nel dicembre 2009 «imam» da Radio Padania, e da esponenti di spicco come Calderoli e Castelli perché contrario allo sgombero dei rom da un campo abusivo.«Non è giustificabile perché i vescovi si rispettano, ma si possono criticare. E su moschee e immigrazione ci troviamo in sintonia più con il cardinale Biffi. Del resto gli amministratori leghisti collaborano con le Caritas». Non resta che attendere qualche settimana per vedere se la bufera che ha investito Umberto Bossi e il «cerchio magico» avrà fatto cambiare idea ai cattolici leghisti.
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