venerdì 26 ottobre 2012
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I candidati certi sono Alfano, Santanché e Galan. Ma le incognite sulle primarie Pdl sono ancora tante. Mancano le regole, che via dell’Umiltà inizierà a scrivere martedì, e che già scatenano una guerra intestina tra chi teme la stretta dei "signori delle tessere" (all’indice sono gli ex An) e chi invece pretende la massima apertura. Un tema caldo, al punto che una parola in proposito sarebbe tornata a dirla ieri Berlusconi, in modo perentorio: «Questa è la vostra occasione d’oro, non sprecatela. Voglio una vera partecipazione popolare». Sottinteso: nemmeno una persona in meno rispetto a quanti andranno ai gazebo Pd. Se ci sarà un flop, dice, sarà costretto a rimescolare ancora le carte.L’ipotesi, per ora, è prendere in eredità il modello già adottato per la scelta di alcuni sindaci, in particolare Lecce e Frosinone: piccolo obolo economico, firma di un manifesto politico e partecipazione libera a prescindere dalle tessere. Con l’aggiunta di una novità: il voto on line, voluto proprio da Alfano. È la bozza scritta a giugno da Valducci e Quagliariello, ora da rimettere sotto esame specie su un aspetto delicato: la raccolta delle firme. Se varrà il criterio per cui i candidati devono ottenere un minimo di firme (20mila) distribuite in tutte le regioni, sarà favorito chi ha strutture solide alle spalle.Ma non basta per definire il quadro: manca la legge elettorale, manca la cornice delle alleanze. Dunque di quali primarie si parla? Di partito o di coalizione? Per indicare il leader o il premier? La speranza è di far scendere in campo uomini di altri partiti, ma le risposte sono fredde. E anche dalla società civile nessuno ha ancora alzato la mano. Dunque è possibile che martedì ci si limiti a individuare il gruppetto ristretto che - in attesa della riforma elettorale - continuerà a lavorare sulle regole, cercando di uscire dai veti incrociati dei capicorrente (per dire, promette battaglia anche la Dc di Rotondi) che saranno presenti alla prima riunione. Da Alfano, però, dopo il voto in Sicilia si attende almeno la nomina della sua segreteria politica, un team di soli giovani.Quanto alle candidature, si balla tra le incertezze. Intorno ad Alfano è stretto senza distinzioni il nocciolo forzista e aennino del partito. Chi invece rincorre il ritorno nudo e crudo a Forza Italia guarda a Galan, contro il quale gli ex An faranno una controcampagna spietata. Similmente metteranno al bando le "amazzoni" che hanno trovato un volto in Daniela Santanché. I giovani formattatori (in subbuglio perché esclusi dal tavolo delle regole) sosterranno forse il sindaco di Pavia Cattaneo. Alemanno e Formigoni, invece, nicchiano ancora. Indeciso anche Guido Crosetto. E poi una serie infinita di accenni, da Stefania Craxi a Caldoro, da Mussolini a Storace. Un discrimine potrà essere rappresentato dai costi della campagna, circa 2 milioni di euro. Così, allo stato, la maggiore candidata per insidiare Alfano sembra Giorgia Meloni con i suoi giovani attivisti già pronti a dare battaglia.Intanto ieri a Montecitorio si respirava malcontento. E già spunta una parola, «bufala». È il timore, in sostanza, che Berlusconi abbia «mollato tutto» lasciando il partito ad un patto di ferro Alfano-colonnelli. Gli scontenti sospettano inoltre che il Cavaliere non abbia ancora rinunciato all’idea di una sua lista: «Se le primarie vanno male – dice una deputata – a gennaio ha tutto il tempo per metterci mano».
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