domenica 20 luglio 2014
Il leader di Fi: non voglio riaccendere polemiche, mettere in difficoltà il capo dello Stato e poi qualcuno penserebbe che è contropartita per le riforme.
Due notizie. Una speranza di Marco Tarquinio
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«Non voglio la grazia. Non mi interessa. Non è il tema. E non è il momento». Berlusconi si ferma su quell’ultima parola. «Già, non è il momento di riaprire vecchi fronti e riaccendere inutili dibattiti; oggi è il momento della pacificazione». Sono ore per progettare. Per immaginare i prossimi passi. Per riflettere sul rapporto con Renzi. E dunque anche per provare a chiudere la partita giudiziaria. «L’assoluzione non sana lo sfregio. Quei sette anni hanno cambiato la storia, hanno gettato un intero Paese nel fango... Io ero premier di tutti gli italiani». Una pausa leggera precede il nuovo affondo: «Troppe volte la giustizia italiana crea mostri che non esistono. Ma ora bisogna ripartire, aprire una pagina nuova». Non è un avvertimento alle toghe. Non è una dichiarazione di guerra. e nemmeno un modo per mettere alle strette il governo e il Guardasigilli. E la riforma della giustizia? E la responsabilità civile dei magistrati? Berlusconi, in tutte le conversazioni più private, glissa sulla questione. «Servono le riforme e serve serenità. È per questo che non voglio sentir parlare di grazia. Non voglio mettere in difficoltà il capo dello Stato, non voglio che qualcuno possa pensare che la chiediamo come contropartita alle riforme. Io alle riforme ci credo davvero e ci punto sul serio».Sulle riforme istituzionali la sintonia Renzi-Berlusconi è forte: tutti e due vogliono superare il bicameralismo e tutti e due vogliono una legge elettorale che garantisca governabilità e che elimini il potere di veto dei piccoli partiti. Ma ora Berlusconi ha ritrovato energie e anche la voglia di preparare le condizioni per la rivincita. «Il patto del Nazareno è blindato, ma sui temi economici Renzi sa che non si deve aspettare sconti. È sul fisco che il centrodestra deve preparare la riscossa». Berlusconi ha in testa un piano: individuare i temi che uniscono i moderati e costruire una piattaforma programmatica per rifondare il centrodestra. Al punto uno c’è il fisco. «Sulla riduzione delle tasse Renzi balbetta e noi siamo decisi a spingere. L’idea di una sola aliquota si fa largo nel centrodestra e presto potrebbe arrivare una proposta». Il sogno è quello di sempre: il partito dei moderati. Berlusconi riflette sul serio sul percorso e sui tempi di un suo passo indietro. La tempistica è già chiara: le elezioni regionali saranno il primo banco di prova per testare la forza di un nuovo rassemblement. Dopo la pausa estiva si voterà in Calabria e in Emilia Romagna (Scopelliti ed Errani hanno lasciato) e in primavera in altre otto regioni. Il Cavaliere vuole ripartire da qui. Vuole candidati forti, nuovi e soprattutto capace di mettere d’accordo tutte le anime del centrodestra. E se il nome di sintesi dovesse mancare Forza Italia punterà con decisione sulle primarie di coalizione. La partita - almeno nella testa dell’ex premier - per il governo che fino a due giorni fa sembrava chiusa sembra riaprirsi. «Dicevano che Renzi governerà per vent’anni, io dico che possiamo batterlo subito, già al prossimo voto. La luna di miele con l’Italia è finita, il Pd e il suo capo hanno promesso meno tasse e più lavoro. Ma finora segnali veri non se ne sono visti e noi possiamo cominciare a scaldare i motori».
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