venerdì 20 settembre 2013
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«Abbiamo dato e stiamo dando prova di serietà e responsabilità straordinarie. Staremo al governo finché porterà fino in fondo i provvedimenti e manterrà gli impegni. Una crisi ora sarebbe destabilizzante. E sappiamo che la stabilità in questo momento è un bene...». Sono le 17.50 e Silvio Berlusconi parla a braccio, nel salone di Palazzo Fiano Almagià, nuovo quartier generale del partito nella centralissima piazza romana di San Lorenzo in Lucina. Qualche minuto prima, è arrivato da Palazzo Grazioli, dove ha tenuto un vertice col vicepremier Angelino Alfano e i ministri Maurizio Lupi e Nunzia De Girolamo. Nella nuova sede è entrato dal retro, per schivare l’assalto dei cronisti (che debbono accontentarsi di un posticino in piazza, davanti ad un maxischermo) visitando poi sale e uffici accompagnato dai "ciceroni" Alfano e Denis Verdini, cocktail perfetto delle due anime del partito, colombe e falchi, rappresentate nella piccola folla che ora lo ascolta: i capigruppo Renato Schifani e Renato Brunetta, Francesco Nitto Palma, ma anche le ex ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, Michela Brambilla e Daniela Santanchè. Il Cavaliere li saluta charmant: «Guardandovi, soprattutto quelli che erano con me nel 1994, devo dirvi che l’impegno e l’entusiasmo di Forza Italia fa bene, siamo tutti molto più belli...». Il discorso dura 13 minuti, prosecuzione ideale del videomessaggio di mercoledì. C’è di nuovo un passaggio polemico sulla giustizia: «I processi contro di me? L’avvocato Ghedini, che tiene il conto, è già arrivato a 56 o 57... Chi dice che la legge è uguale per tutti, che le sentenze si devono rispettare si ripara dietro una ipocrisia inaccettabile. La giustizia non è uguale per tutti...». E ancora: «Le sentenze si rispettano quando sono emesse da un giudice imparziale, quando questo non avviene è giusto criticarle e ricorrere contro di esse, come io sto facendo...». L’applauso dei suoi è immediato, ma la rabbia per le recenti batoste giudiziarie del leader resta lì, latente. Da giorni, però, Berlusconi ha optato per l’attesa: «Resteremo in questo governo, ma con la ferma intenzione che siano mantenuti fino in fondo gli impegni presi. E vediamo delle difficoltà su punti per noi fondamentali». Guai ad aumentare l’Iva, insomma, o a non procedere con la definitiva abolizione dell’Imu. «Nei prossimi giorni – avverte – faremo la riunione dei gruppi parlamentari per decidere», ma l’obiettivo resta quello di «fare l’interesse del Paese e non il nostro». I suoi ascoltano compunti, stavolta senza applaudire: sulla permanenza nell’esecutivo di larghe intese, è noto, falchi e colombe hanno idee divergenti, ma finché il capo è Silvio, riconosce a mezza voce un deputato, «lui detta la linea». Nessun accenno, stavolta, alla decadenza da senatore, né all’ipotesi di dimissioni («È una possibilità, ma la decisione spetta solo a lui», aveva ammesso in mattinata l’ex ministro Paolo Romani).L’ultima tranche del discorso, come l’altro ieri, è dedicata alla rinascita del sogno di Forza Italia, primo amore politico del Cavaliere: «Era da due anni che l’avevo negli orecchi. Il Pdl aveva perso partecipazione, l’acronimo non comunicava alcuna emozione». Il cambio avverrà sul territorio, coi parlamentari dell’ex Pdl come alfieri, e nelle piazze virtuali, sull’esempio grillino: la nuova Forza Italia, annuncia, dovrà avere una «massiccia presenza su Internet per comunicare i nostri ideali, le nostre idee». Fuori, in piazza San Lorenzo in Lucina, un pugno di militanti sventola stancamente due bandiere di Forza Italia e un tricolore. Ma la giornata del Cavaliere non è ancora finita: lo attende una riunione serale a Palazzo Grazioli coi senatori siciliani del partito, per spazzar via definitivamente le voci su una possibile "fronda" interna in sostegno, al Senato, della nascita di un Letta bis.

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