mercoledì 18 aprile 2012
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A dispetto del nome, un po’ astruso (beauty contest) la decisione del governo di indire l’asta per le nuove frequenze tv non ha creato un bel contesto per il vertice di maggioranza di ieri e per il faccia a faccia di domani fra il premier Mario Monti e il suo predecessore Silvio Berlusconi. Il Pdl va sulle barricate. «È un fatto grave, il testo così com’è congegnato non consentirà a Rai e Mediaset di partecipare alla gara» tuona l’ex ministro Paolo Romani, al termine della commissione Finanze della Camera che ha approvato l’emendamento al decreto fiscale, con il voto contrario del Pdl. Che, anzi, esprime «netta contrarietà» e lamenta di non essere stato consultato. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda smentisce: «Ho tenuto al corrente Letta e Alfano, la questione sarà oggetto del vertice di questa sera - ieri, ndr - tra Monti e i segretari di maggioranza», annunciava.Trapelano affermazioni anche più pesanti di Romani, che al termine dell’incontro è sbottato con i colleghi: «In questo si fa solo un piacere a Sky, così si va dritto al voto». Parole che danno la misura della fibrillazione in atto fra il principale azionista della maggioranza e il governo. E soprattutto dell’irritazione dello stesso Berlusconi, che per ora preferisce far parlare i suoi, rinviando tutto al faccia a faccia con Monti, domani. Il nodo sarebbe legato all’inserimento del limite di quattro "multiplex" che taglierebbe fuori sia la Rai sia Mediaset, a meno di non rinunciare entrambi al quinto che detengono per la trasmissione sui videofonini, tecnologia ormai obsoleta.È convinto, invece, che il governo abbia agito in modo corretto, Pier Luigi Bersani: «Non ho capito per quale motivo ci sia stato un ripensamento da parte del Pdl. Il governo vada avanti», dice. Ma nel mirino del Pdl finisce proprio il Pd e il ministro dello Sviluppo Economico: «È un fatto molto grave che Passera abbia con una successiva trattativa con un partito della maggioranza cambiato il testo senza farci conoscere le modifiche. Dopo che il Pdl - insiste - aveva già accettato un accordo su un testo che già rappresentava una soluzione che non ci piaceva».Sceglie il silenzio, per parte sua, Passera. Che fa trapelare solo «serenità», e certo le parole di Antonio Di Pietro che va all’attacco per ragioni opposte gli vengono in aiuto. Romani fra l’altro, ieri, in un’intervista al Corriere della Sera, era parso dare via libera: «Il Pdl con senso di responsabilità non farà opposizione - aveva assicurato -, anche se questa gara non porterà poi tutti questi soldi. L’avevo lanciata già io come ministro, in base alla normativa europea».Se il mutato indirizzo del Pdl sia da attribuire a una stesura diversa del testo rispetto a quella concordata o se - come qualcuno maligna - all’ira di Berlusconi per il via libera preventivo venuto proprio da Romani non è chiaro. Ma a dare manforte al governo arriva, esplicita, la promozione dall’Europa attraverso il commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia: «Questa nuova proposta dovrebbe contribuire a un uso efficiente dello spettro e allo stesso tempo promuovere la concorrenza nel mercato italiano della diffusione televisiva, in virtù del trattamento preferenziale riservato ai nuovi entranti», commenta Almunia. E riferendosi alla procedura d’infrazione avviata nel 2006, assicura che Bruxelles «collaborerà con le autorità italiane per definire i dettagli della nuova procedura di assegnazione di frequenze televisive digitali».
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