mercoledì 30 ottobre 2013
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Basta un accenno, un mezzo annuncio del ministro Saccomanni davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato per scatenare le ire del Pdl. «Vogliamo intervenire sull’uso del contante, il Paese è ancora indietro a livello internazionale», dice il titolare del Tesoro lasciando intendere un abbassamento del tetto di mille euro fissato da Monti per ogni transazione <+corsivo>cash<+tondo> (si ipotizza un nuovo tetto di 500 euro). Passano pochi minuti e il vicepremier Alfano, via Twitter, alza il muro: «Il mio collega ritiene di intervenire per ridurre l’uso del contante. Noi la pensiamo all’opposto di lui. Occorre aumentarne la circolazione e contrastare l’evasione consentendo di conservare scontrini e fatture e scaricare tutte le tasse. In America funziona e funzionerebbe anche qui».La "tempestività" del segretario pdl (tale resta sino al Consiglio nazionale dell’8 dicembre che dovrebbe sancire la nascita di Forza Italia) fa scattare l’applauso unanime degli azzurri. È la testimonianza vivida di una tensione crescente tra il Tesoro e il partito del Cavaliere. Una partita che si gioca all’ombra della legge di stabilità, che l’ex premier vuole assolutamente cambiare. Oggi, proprio per definire il piano degli emendamenti del Pdl, Berlusconi convocherà a Palazzo Grazioli i ministri e i capigruppo: l’obiettivo è tamponare qualsiasi eventuale aumento di tasse, in particolar modo sulla prima casa.Nella falla che si è aperta tra Pdl e Saccomanni si è infilata la Lega presentando una mozione di sfiducia al Senato, annunciata dal capogruppo del Carroccio Massimo Bitonci: «È doveroso alla luce delle critiche rivolte alla sua manovra dalla Corte dei conti e da Bankitalia», spiega al termine delle audizioni di giornata sulla legge di stabilità. In teoria sarebbe il gesto simbolico di una forza di minoranza, se non fosse che un esponente di peso del Pdl, Maurizio Gasparri (in realtà poco tenero con il Tesoro sin dalla nascita del governo), dice chiaro e tondo di voler leggere la mozione «con grande attenzione», perché «Saccomanni è davvero inadeguato». Negli ambienti del governo e dell’Economia minimizzano, ma Letta è costretto comunque ad attivare una rete protettiva intorno al "garante" dei conti pubblici italiani in Europa e sui mercati. E il Pd ha già fatto capire che farà scudo all’ex direttore generale di Bankitalia senza se e senza ma, facendo mancare i presupposti per qualsiasi blitz parlamentare.Non è questa però l’unica grana di Saccomanni. Ieri il Cdm ha reso «permanente» il Comitato per le privatizzazioni presso il Mef, organismo diretto dal direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via e da quattro esperti «di comprovata competenza». Toccherà al comitato stendere, entro un paio di mesi, un piano per le dismissioni delle partecipazioni di Stato. Settimane preziose, perché al momento Letta e Saccomanni sembrano isolati anche all’interno del governo. Ieri a tirare il freno è stato il ministro per lo Sviluppo Zanonato, in quota Pd, riducendo a «ipotesi» tutte le immissioni sul mercato sinora ventilate (a cominciare da Rai ed Eni). Ma identiche preoccupazioni vengono anche dal Pdl. Da non trascurare nemmeno la presa di posizione di un manager come Sarmi, ad di Poste italiane, che in merito alla privatizzazione del "ramo-vita", uno dei più redditizi, avverte: «Non penso si debba procedere con spezzatini». Scaroni, vertice di Enel, preferisce invece un prudente silenzio.Al netto dei continui intoppi di giornata, quantomeno la filosofia di fondo con cui emendare la legge di stabilità sembra definita: reinserimento delle detrazioni familiari per la nuova Tasi sulla prima abitazione, addensamento delle risorse per il cuneo fiscale per i redditi medio bassi, e poi in quota Pd un "piano sviluppo" - presentato ieri da Epifani - che fa leva su una garanzia pubblica per i prestiti e gli strumenti finanziari a favore di imprese e famiglie. «Bastano due miliardi per attivare decine e decine di miliardi di euro», dice Colaninno. Ma dove trovarli? L’idea per non creare nuovo debito è quella di non accantonare una quota fissa, ma di offrire la garanzia quando serve. Ieri sera, intanto, Letta ha incontrato Mario Monti. Si vedranno ancora per ricucire lo strappo consumatosi proprio sulla legge di stabilità.
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