martedì 20 ottobre 2015
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«È chiaro che per la famiglia non si fa mai abbastanza, specie alla luce dei grandi sacrifici fatti negli ultimi anni da questa istituzione cruciale per il Paese. Però noi un’inversione di tendenza l’abbiamo iniziata, e il segno più evidente è la strutturazione di una misura contro la povertà». Enrico Morando, viceministro dell’Economia, parte dal 'cuore sociale' della manovra per assumere un impegno a medio termine: «Abbiamo un fitto dialogo con l’Alleanza contro la povertà, la loro proposta universale di contrasto alla povertà assoluta ha molti elementi positivi. Progressivamente avremo una misura del genere nel nostro ordinamento. Nel 2016, come noto, al centro c’è la volontà di raggiungere quel milione di bambini in uno stato di disagio totale. Ma nella legge di stabilità è scritto che dall’anno successivo, dal 2017, partirà, con un finanziamento iniziale di un miliardo, un vero e proprio Piano triennale contro la povertà, alla fine del quale io credo che avremo il Reddito d’inclusione sociale per tutti coloro che ne hanno bisogno». È un impegno? No, è messo nero su bianco. Non si può eludere. Per il momento le risorse stanziate sono pochine, 600 milioni l’anno prossimo e un miliardo per 2017 e 2018... Non vendo fumo, non è il mio stile, quindi dico senza problemi che in quantità non è molto. Però è un intervento legislativo di qualità, che dà una prospettiva, che fissa un obiettivo. Aumenteremo le risorse, vogliamo che al termine del percorso i 4 milioni di italiani poveri abbiano un euro in più della soglia sotto la quale non puoi avere un pasto, un abito e un tetto degni di questo nome. Ciò che fa riflettere è che la legge sulle unioni civili sembra viaggiare su un binario più veloce... Gli impegni economici richiesti dalla misura sulle unioni civili sono molto ridotti, e mi pare che ormai ci sia una convergenza sostanziale su una serie di diritti patrimoniali. Il nodo che resta, quello sulle stepchild adoption, non ha ripercussioni finanziarie. Ha ripercussioni politiche, però, alle quali lei, che è stato tra i primi a immaginare un Pd che parlasse alla gran parte del Paese, non è insensibile... E infatti non sono indifferente. Proprio perché ho 'sognato' un Pd nuovo che avesse un dialogo con ampie fette del Paese, le dico che su questo tema, che interroga la coscienza di tutti, il partito non deve esprimere una posizione politica. Ed è bene che nel Pd siano riflesse posizioni diverse e non omologanti. Tuttavia anche sul gioco d’azzardo il governo non lancia segnali pro-famiglia... Rispetto la sua opinione. Però noi non abbiamo un dato che ci dica che da una minore offerta di gioco legale discenda una riduzione delle ludopatie. C’è il gioco on line, c’è il circuito illegale... Posso seguirla invece sul tema degli spot in tv, sul quale è arrivato il momento di fare una seria regolamentazione. Guardando ai nodi politici della manovra: è immaginabile un passo indietro del governo su casa e contante? L’intervento su Tasi e Imu rappresenta un caposaldo dal quale non si può tornare indietro senza ripercussioni politiche. Anche perché c’è un ragionamento economico: liberare le famiglie dalla paura di un’imposta che cambia di continuo libera risorse per i consumi. Per il resto niente è intoccabile nel confronto con il Parlamento. Sul contante io parlo dati alla mano: non conosco studi che dimostrino come una soglia faccia diminuire l’evasione. I Paesi che hanno risultati migliori contro il nero non hanno limiti. Ora abbiamo altri strumenti più efficaci, gli accordi con i paradisi fiscali e gli incroci di dati.
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