mercoledì 26 marzo 2014
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Se ne parla da decenni. Abolire le province è uno dei temi che ciclicamente torna sulla scena politica. Molte parole, pochi fatti e negli anni un progressivo aumento degli enti destinati in realtà a venire eliminati. Adesso ci prova il governo Renzi: una corsa contro il tempo per evitare il rischio di un paradosso. Vale a dire che le strutture da rottamare si trovino a dover indire nuove elezioni per rinnovarsi. Ad essere coinvolte sono 52 province a statuto ordinario e altre 21 già commissariate nel 2012 e nel 2013. Se il ddl Del Rio non sarà approvato entro fine marzo, l’appuntamento con le urne sarà per l’election day del 25 maggio prossimo. Il disegno di legge prevede una “ridefinizione” della Province (per l'abolizione serve una legge costituzionale che richiede tempi più lunghi) che lentamente saranno trasformate in enti di secondo livello e l’unione o fusione dei piccoli comuni. L'obiettivo è lo svuotamento delle funzioni a favore delle città metropolitane (Torino, Milano, Bologna, Venezia, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Reggio Calabria, Bari) e Consorzio dei comuni. In questo modo, stando alle intenzioni iniziali, si dovrebbe arrivare ad una riduzione di circa 5mila cariche politiche e ad un risparmio dagli uno ai due miliardi (dati che però contestano in molti). Là dove sarebbero eliminate, verrebbero sostituite dalle città metropolitane, a guida questa volta del sindaco del capoluogo. Una decisione che potrebbe mettere in discussione la “rappresentatività elettorale” del primo cittadino. Altro capitolo quello che riguarda i risparmi. Gli esperti infatti denunciano che nel testo non si affronta in modo dettagliato la questione economica.
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