lunedì 17 marzo 2014
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«In Italia si parla troppo dell’austerità tedesca, quasi fosse una sorta di dogma morale o uno strumento per condizionare altri governi...». Corrispondente dall’Italia per la Frankfurter Allgemeine Zeitung, Tobias Piller non ci sta a veder definita Angela Merkel, né per estensione la Germania, come l’arcigna «maestra» d’Europa, che agita la bacchetta per spedire dietro la lavagna chi non ripete a memoria la lezione del rigore.Non è così, Piller?Direi di no. Il vero nodo è la crisi di fiducia per via dei debiti sovrani in alcuni Stati europei, tra cui l’Italia. Si è rimediato con le garanzie offerte da fondi di salvataggio e dalla Bce, ma ciò non vuol dire che si debba riprendere a far salire il debito come se niente fosse.Quindi il premier Renzi non riuscirà a ottenere dalla cancelliera Merkel più spazio di manovra sul rapporto deficit-Pil?Il governo tedesco non è mica, come paiono credere molti commentatori italiani, un ragioniere. Dice solo: se l’Italia vive adesso con un tasso d’interesse basso, lo fa grazie a garanzie esterne. Ma ciò non è una carta bianca per far salire ancora il debito. E c’è un altro punto...Quale?Per la cancelliera Merkel, i problemi arrivano dal fatto che diversi Paesi europei vivono un declino causato dalla globalizzazione. Bisogna essere competitivi e non lasciare la produzione industriale ai soli Paesi emergenti, altrimenti l’Europa diverrà un museo. E solo se l’Italia aumenterà la competitività, uscirà dalla crisi.Renzi illustrerà alla cancelliera il suo Jobs Act per innovare il mercato del lavoro. Potrà servire a convincerla del cambio di passo italiano?La verità è che ci sono troppe aspettative su questo incontro: credo che avrà più lo scopo di una presentazione. E comunque la Merkel non starà lì a giudicare come una maestra. Ogni Paese deve trovare la sua via alla crescita. Ma è un dato di fatto che, negli ultimi 15 anni, l’Italia sia stata troppo "ingessata". E, da ciò che vedo, il Jobs Act o l’abbassamento dell’Irpef per gli operai non saranno risolutivi...Cosa servirebbe, invece?Un cambiamento di spirito dei sindacati, per produrre di più con lo stesso numero di operai nella stessa fabbrica. In questi giorni sono arrivati i risultati delle aziende automobilistiche tedesche: alla Porsche tutti i dipendenti, anche l’usciere, hanno preso un premio di 8.200 euro, alla Volkswagen 6mila. Ciò è avvenuto grazie all’aumento di produttività perseguito da tutti, anche dai sindacati. Da noi, chi fa poco viene visto come uno che mette in pericolo il lavoro di tutti...
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