mercoledì 11 febbraio 2015
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Lo «spettacolo» in Aula non cambia di un millimetro la posizione del premier. «Si va avanti a oltranza sino a quando si chiude. Forse è questo che non riescono a digerire, che per una volta le cose iniziate vengono chiuse...». Insomma nessuna soddisfazione ai «frenatori», nessuna particolare ira per il primo giorno da opposizione («un po’ originale...») di Forza Italia. Ma un pensiero fisso, rimettere la testa solo e unicamente sui dossier economici: l’Ue e la Grecia, il maxi-Cdm del 20 febbraio su fisco e lavoro, il tentativo di agganciare e potenziare i segnali di ripresa e usarli come volano per le elezioni regionali di maggio. «Le riforme sono importanti, sono fondamentali per la nostra credibilità e per dare stabilità al sistema, ma la gente non mangia riforme...». E allora avanti «dritto per dritto », attivando tutte le leve della prassi parlamentare per arrivare al voto sulla riforma costituzionale quanto prima. I numeri alla Camera non sono un problema, su quelli al Senato (dove il testo dovrà tornare) si sta lavorando. L’asse Forza Italia - Lega da una parte, e l’opposizione radicale di Sel dall’altra, aiutano a tenere unito Ncd e ad 'attirare' verso la maggioranza diversi moderati di centrodestra preoccupati dalla nuova svolta di Berlusconi: già ieri sono stati captati a Montecitorio strani movimenti dei deputati forzisti ancora fedeli al patto con Renzi. Il punto è che il premier non ritiene utile restare ingabbiati a lungo sul tema 'Nazareno - non Nazareno', farsi risucchiare dalla dialettica politica e dalle polemiche. E perciò da lunedì pomeriggio, quando è convocata la direzione Pd, si cambia registro. Con due sole parole al centro: «crescita e lavoro » con vista sulle prossime regionali. Renzi ha accolto con grande soddisfazione l’encomio pubblico di Marchionnne. Ancora di più gli è piaciuto l’ad di Poste, Francesco Caio, che si è accodato ad altri manager del settore privato che hanno annunciato migliaia di assunzioni (8mila in cinque anni nel caso della partecipata del Tesoro) alla luce del jobs act. Sono «fatti» che il premier vuole rivendicare lunedì per chiedere alla sinistra democrat di deporre le armi e ammettere che maggiore flessibilità e regole più chiare spingono l’occupazione. Il D-day del nuovo corso di Renzi, un vero e proprio Renzi II non perché ci saranno rimpasti ma per il fatto che maggioranza di governo e maggioranza per le riforme nei fatti coincideranno, sarà il 20 febbraio. In quel giorno due decreti della delega-lavoro diventeranno legge, quello sul contratto a tutele crescenti e quello sulla nuova Aspi. E altri due potrebbero vedere la luce e essere inviati alle commissioni competenti per il parere di rito: quello che cancella i contratti precari e la riforma della cassa integrazione. Su tutti e quattro i testi ci sono aspetti che sono ancora oggetto di mediazione tra sinistra Pd ed Ncd, ma Renzi è intenzionato a non rivoluzionarli. Ci sono anche problemi di copertura da superare, visto che la nuova Aspi ha costi non perfettamente prevedibili. Il 20 febbraio sarà anche il giorno della delega fiscale. C’è attesa per l’ormai famigerato decreto del '3 per cento', ritirato quando è emersa la possibilità che potesse avvantaggiare Berlusconi nei processi penali per evasione. Un testo che vuole semplificare il rapporto cittadino - fisco, potenziando le punizioni amministrative ma non mandando in carcere chi commette errori materiali, e non frodi. Attese novità anche sul catasto, dovrebbe arrivare pure il decreto che ridisegna il sistema fiscale del gioco d’azzardo, prevedendo un contributo per la cura delle ludopatie. Insomma, non c’è tempo per farsi «impaludare» da questioni che «la gente non capisce». Dopodomani si parte per un Consiglio Ue delicatissimo che avrà a tema la Grecia e più in generale la stabilità dell’eurozona, dato che già ieri lo spread è tornato a schizzare sopra i 130 punti. «Ora fatemi pensare alle cose che servono...», è lo sfogo più ricorrente del premier nelle ultime ore. Se non avrà questo spazio di manovra sull’economia, è pronto davvero a trarne le conseguenze.
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