mercoledì 25 febbraio 2015
Renzi esulta: sì dopo anni di rinvii. Ma l'Anm tuona: misura contro i giudici.
Mattarella: nel Paese c'è forte esigenza di legalità
LA SCHEDA I punti della riforma
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«Anni di rinvii e polemiche, ma oggi la responsabilità civile dei magistrati è legge!». Mancano dieci minuti alle 23 quando le agenzie di stampa rilanciano il tweet esultante, con tanto di punto esclamativo, del premier Matteo Renzi, corredato dagli abituali hashtag «passodopopasso » e «#lavoltabuona». Un messaggio con cui il presidente del Consiglio, di ritorno dal vertice parigino col presidente francese Hollande, infila nella collana dei risultati ottenuti finora dal suo esecutivo una perla scintillante, ma al tempo stesso problematica, per la larga faglia che rischia di aprire fra governo e magistratura. Il disegno di legge passa alle dieci di sera, quando l’Aula di Montecitorio lo approva con 265 sì, 51 no e 63 astenuti. Fra i contrari, ci sono i voti del Movimento 5 Stelle mentre Lega, Fi, Sel, Fdi e Alternativa libera optano per l’astensione. Per il Guardasigilli Andrea Orlando, è «un passaggio storico. La giustizia sarà meno ingiusta, ci saranno più tutele ai cittadini e più forza all’autorevolezza e all’autonomia della magistratura». Di parere diametralmente opposto è l’Associazione nazionale magistrati, che non aveva lesinato critiche al testo e che adesso mette il cannone ad alzo zero: « Il ministro Orlando parla di un giorno storico per la giustizia, ma lo è in termini di negatività», ribatte in tarda serata il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli, dicendosi sconcertato dal fatto che «di fronte a una corruzione dilagante, la politica che non riesce a varare una riforma dei reati di corruzione e della prescrizione, approva invece una legge contro i magistrati». Nel merito, per l’Anm il nodo è la cancellazione del filtro di ammissibilità sui ricorsi, che sinora ha consentito di «evitare azioni infondate e strumentali. Il pericolo è l’inversione di ruolo: chi è chiamato a giudicare diventerà il soggetto sottoposto a giudizio da parte di chi dovrebbe essere giudicato». Al netto dello scontro, la norma va a sanare un vulnus. Sul tema della responsabilità civile dei magistrati in Italia, infatti, è stata aperta una procedura da parte dell’Unione europea, che sarebbe diventata esecutiva da domani. Il provvedimento viene definito «rigoroso ed equilibrato» dal relatore Danilo Leva (Pd). «Da un lato garantisce l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, facendo salvo il principio del risarcimento indiretto, dall’altro corregge le disfunzioni dimostrate sul campo dalla legge Vassalli», sottolinea. Tra le novità, l’eliminazione del filtro di ammissibilità dei ricorsi. Resta fermo il principio secondo cui la toga è tenuta a risarcire il danno prodotto da un provvedimento giudiziario assunto in manifesta violazione di legge, o travisamento del fatto o della prova. La responsabilità rimane indiretta, ma la rivalsa dello Stato - se c’è negligenza sarà automatica (in misura massima della metà dello stipendio annuale e non più di un terzo). Per il ministro della Giustizia, la nuova legge «non c’entra con la separazione dei poteri», ma «con una questione di giustizia giusta». Finora, su 34 casi di denuncia accettati dalle Corti d’appello, solo 5 avevano portato a una condanna. «Con questa riforma – conclude il Guardasigilli – si va al tribunale civile, si presenta la denuncia, il processo va avanti; se la denuncia va a buon fine paga lo Stato; se si dimostra che da parte del magistrato c’è stato dolo o negligenza inescusabile, paga in parte il magistrato. Scusate, ma mi sembra una rivoluzione».
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