venerdì 27 febbraio 2015
​Cantone: «In forte aumento le procedure meno garantite e più pericolose».
COMMENTA E CONDIVIDI
I Comuni utilizzano per gli appalti sempre più l’affidamento diretto e sempre meno le gare: lo scelgono oggi sei su dieci, e addirittura la metà arriva all’80%, con incrementi negli ultimi quattro anni superiori anche al 50%. «Procedure meno garantite, e quindi più esposte, più pericolose », è il commento di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione che ha elaborato questi numeri estratti dalla Banca dati nazionale dei contratti pubblici. Un attento monitoraggio che ora l’Anac ha inviato ai sindaci comunicando «le criticità emerse» con un invito a provvedere. Infatti, come ha scritto la Procura nazionale antimafia nella Relazione annuale depositata tre giorni fa, tra «le modalità con cui le organizzazioni criminali riescono a pilotare le gare di appalto» c’è proprio «l’adozione di procedure negoziate senza gara creandone artatamente i presupposti» che arriva fino a «un uso esorbitante della trattativa privata e del cottimo fiduciario per l’assegnazione di lavori relativi ad opere pubbliche».  Le cifre raccolte dall’Anac si riferiscono alle procedure, di importo superiore a 40mila euro, effettuate nei 20 comuni capoluogo di regione nel quadriennio 2011-2014. Da qui è stato poi estrapolato il dato nazionale: il 60% dei contratti pubblici viene stipulato in affidamento diretto e non con gara d’appalto, per un 34,66% dell’importo complessivo (si tratta, infatti, degli appalti meno onerosi e quindi sottoposti a minori controlli). E addirittura la metà dei Comuni ha usato l’affidamento diretto nell’80% dei casi. Da Nord a Sud, la situazione è analoga. E non sfugge la Capitale: a Roma la percentuale è dell’86,51 sul totale delle procedure, per un 33,05% degli importi. Nell’indagine spiccano anche le cifre relative a Firenze con l’87,21% delle procedure e una percentuale sugli importi del 50,54%. Poco sotto Milano, con l’83,33% dei lavori, pari al 14,29% degli importi. Tra le altre città capoluogo si segnalano Ancona, con l’86,68% dei lavori affidati senza gara, Aosta (89,99%), Bologna (84,5%), Perugia (86,44%), Potenza (80,07%), Trento (87,17%) e Trieste (87,69%). A Palermo il dato più basso: 11,59% per il 4,29% degli importi. Segue Napoli: 55,21% degli appalti, 17,85% degli importi.  «L’elemento che complessivamente salta più all’occhio – sottolinea Cantone – è il trend, in aumento pressoché ovunque. C’è, dunque, una tendenza più marcata a non utilizzare altri strumenti previsti dal Codice degli appalti, una sorta di insofferenza rispetto ad alcune procedure a favore di altre tendenzialmente meno garantite. Ciò non vuol dire – precisa il numero uno dell’Anac – che siamo fuori dalle regole: non c’è un automatismo, non sono sintomatici automaticamente di corruzione o di illecito. L’Autorità si limita a evidenziare che le procedure negoziate sono più esposte e pericolose e in grande aumento: questo potrebbe essere giustificato o meno; i singoli Comuni faranno le proprie analisi, se lo ritengono». Colpisce il forte incremento in alcune città negli ultimi quattro anni. Così per quanto riguarda le procedure per lavori a Bari si è passati dal 31,40 al 62,44%, a Bologna dal 28,20 al 95,50%, a Firenze dal 28,50 al 94,40%, a Potenza dal 10 all’83,33. Per i servizi un vero boom ad Ancona dal 10,53 all’81,77%, a Perugia dallo 0 all’88,41%. Per le forniture a Catanzaro dallo 0 al 97,16%, a Genova dal 9,86 al 92,03%, a Venezia dal 10,53 al 75%.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: