venerdì 14 dicembre 2012
Domenica il raduno di Italia Popolare segnerà la via. Ci sarà anche Alfano. L’incontro promosso da Alemanno, Quagliariello, Mauro, Lupi e Formigoni doveva essere il raduno dei dissidenti ma la svolta dettata dal Cavaliere e dal premier muta lo scenario.
Mantovano: «No a Lega e populismi. Il partito marcerà unito al Professore»
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​In 24 ore sembra cambiare tutto. Di nuovo. Con la virata, l’ennesima, di Silvio Berlusconi disposto ora al passo indietro se Mario Monti - quasi sfiduciato qualche giorno fa - ne farà uno in avanti, dà tutta un’altra prospettiva all’incontro della componente di Italia Popolare di domenica, promosso da Gianni Alemanno e da una decina di associazioni di area al Teatro Olimpico di Roma. Con la convinta adesione di gente di peso come Franco Frattini, Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi, Maurizio Sacconi, Fabrizio Cicchitto, Roberto Formigoni, Mario Mauro, Eugenia Roccella e Andrea Augello. Praticamente mezzo partito, con rappresentanze di aree diverse. Il big bang del Pdl potrebbe essere quindi la manifestazione di domenica alla quale è confermata la presenza del segretario del Pdl Angelino Alfano. Una presenza a sorpresa che era stata descritta come una porta sbattuta in faccia al populismo che sembrava aver preso il sopravvento nel Pdl. Invece potrebbe diventare, ora, la definitiva benedizione di una linea che a fatica si afferma con chiarezza su valori di riferimento e sulla continuità europea. Nello spirito che il segretario aveva incarnato a Norcia, al convegno di Magna Carta, quando annunciò una nuova squadra alla guida del Pdl, prospettiva che poi non ha mai visto la luce.Cambia tutto, davvero. Basti ricordare le durissime dichiarazioni a motivare l’astensione proprio di Alfano e Cicchitto, alla Camera. Che però il Professore, stando alle sue frasi che rimbalzano da Bruxelles, non potrà dimenticare facilmente. Atti che pesano, in ogni caso, a rendere più complicato il percorso che il Pdl sembrerebbe (condizionale d’obbligo) aver scelto. Operazione non indolore, in ogni caso, all’interno del partito e difficilmente digeribile per altri esponenti come Bondi, Galan, Santanché o Brunetta, che avevano scommesso sulla scelta opposta, o per Giorgia Meloni e Guido Crosetto pronti a contarsi, nelle "primarie delle idee" in programma sempre domenica all’Auditorium della Conciliazione, proprio su una linea di rottura con il governo tecnico. O esponenti come Maurizio Gasparri e Ignazio la Russa che sembravano pronti, persino con la benedizione di Berlusconi, a dar vita alla costola di destra della coalizione.La Lega capisce l’antifona: «Ammucchiata con Monti? No, grazie», avverte Roberto Maroni. E anche in Lombardia la strategia pro-Albertini potrebbe ora trovare nuove motivazioni. «Monti è il leader ideale del nuovo centrodestra», si schiera infatti il presidente della Lombardia nella contesa in atto per la sua successione, con Maroni già in campo per la Lega. «Dopo le parole di Merkel siamo a sovranità limitata», tocca a Bondi dar voce alla componente anti Monti che resta molto agguerrita. «L’Europa non ci può imporre candidati», interviene anche Altero Matteoli che tutti davano come il più pronto, nell’area ex An, a seguire il Cavaliere in una nuova Forza Italia nello spirito anti-Monti. Ma ora cambia tutto e i nuovi protagonisti sono tutti da ridefinire.
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