venerdì 18 dicembre 2015
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Una buona regola da osservare dovrebbe essere l’obbligo di definire prima l’architettura, con le procedure e i vincoli di uno strumento di soluzione stragiudiziale delle possibili vertenze, e poi procedere alla nomina di coloro che formeranno il collegio giudicante. Nel caso degli arbitrati sulle perdite in cui sono incorsi i titolari di obbligazioni subordinate si comincia invece dalla fine. Il personaggio Raffaele Cantone certamente ha i necessari requisiti di terzietà e di indipendenza. Il suo nome, comunque, viene fatto non solo per specifiche professionalità nel campo della prevenzione antiilleciti, ma pure ogni volta che vi è da spendere un nome che mediaticamente rende e non espone a contestazioni. In certi momenti si è arrivati patologicamente al punto che una frase di Cantone sulla probità o non colpevolezza di una persona è stata ritenuta migliore di una sentenza di assoluzione. A poco a poco si è andata diffondendo una visione, propria di periodi non esaltanti, alimentata dalla ricerca della figura romanistica del Censore (del resto, si potrebbe dire che solo una 'n' separi il predetto presidente dallo storico censore). Ma degli arbitrati ancora non si conoscono i criteri, né quali saranno le condizioni per esservi ammessi. In uno strumento del genere dovrebbero essere rappresentate le parti contrapposte e, poi, individuato il presidente in posizione di 'terzo' indipendente. Sarà così, oppure si tratterà di un organismo pararbitrale volto unicamente a verificare l’ottemperanza ai criteri predefiniti? Nella prima ipotesi come si farà a escludere eventuali casi di non informazione del risparmiatore o, peggio, di raggiri anche per somme più elevate di quelle che venissero fissate come tetti? Il Tesoro dovrebbe adottare rapidamente i decreti che stabiliscano tutto ciò, insieme con i requisiti di esperienza e competenza in campo bancario e finanziario (oltre all’onorabilità), non potendo essere ovviamente onnisciente Cantone.  Poi sono da definire meglio i rapporti con l’Autorità giudiziaria, oltre quanto fissato nella legge, anche per la tutela dei diritti dei singoli. Ma occorre anche chiedere: va finalmente ' de plano' l’utilizzabilità dello stanziato fondo 'sociale' di 100 milioni per i ristori - la cui dotazione andrebbe ben valutata - o permangono le remore brussellesi sul carattere privato e volontario delle risorse apportate dal Fondo interbancario di tutela depositi? E perché non si coglie l’occasione della preannunciata procedura d’infrazione per l’intervento del Fondo nel salvataggio della Tercas per adire la Corte di giustizia europea? Moltissimi sono i fronti aperti, dunque; tanto che non bastano neppure il nome e la stima che riscuote Cantone ad annebbiare mediaticamente l’esigenza di un grande impegno per venire a capo di questi problemi.
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