martedì 10 febbraio 2015
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ROMA «Li tieni i tuoi sulle riforme?». La domanda del premier è secca, e arriva al primo dei novanta minuti di faccia a faccia tra Matteo Renzi e Angelino Alfano. Novanta minuti, come una partita di pallone. E la chiave del match è quella domanda iniziale. La scelta di Berlusconi mette a repentaglio il cammino della riforma costituzionale a Palazzo Madama. Perciò ora «la maggioranza deve essere solida, i mal di pancia devono guarire in fretta», arringa il premier. Nemmeno uno può essere perduto. Il ministro dell’Interno assicura che i numeri ci sono e ci saranno, però vuole un accordo di programma ancora più chiaro, ancora più spazio per i temi di Area popolare. I dossier sul tavolo sono tanti. Quando sarà, l’Italicum passerà alla Camera senza modifiche. Ma la riforma del bicameralismo ha ancora tanta strada da fare. A Montecitorio il Pd basta e avanza per qualsiasi provvedimento. Ma al Senato è dura. Renzi e Alfano arrivano anche a far di conto, senatore per senatore. Mettono in conto che nel successivo passaggio a Palazzo Madama la riforma del Senato e al titolo V potrebbe essere ulteriormente ritoccata per venire incontro ai nuovi equilibri senza Forza Italia. Un rallentamento gestibile, un prezzo da pagare tutto sommato modesto se in cambio arrivasse la certezza che si va fino in fondo. Ma il punto è sempre lo stesso: «Li tieni i tuoi?», ripete Renzi ad Alfano. Perché se così non fosse, ci sarebbe un’unica conseguenza: le elezioni anticipate, probabilmente con l’Italicum alla Camera e il Consultellum (con soglia di sbarramento all’8 per cento) per il Senato. Serviranno giorni per stabilizzare la situazione. Però in fondo l’asse Berlusconi- Salvini è servito a far riflettere tanti scontenti di Ncd tentati dal 'ritorno a casa'. E poi anche Alfano ha le sue richieste a Renzi. Vuole sapere se davvero si pensa di sostituire pezzi di maggioranza con 'responsabili' di varia provenienza. Chiede spazio per i suoi provvedimenti su omicidio stradale, sicurezza, fisco. Chiede un passo immediato sul cosiddetto 'dopo di noi', le strutture chiamate ad accogliere i non autosufficienti quando i genitori non potranno più prendersene cura. Chiede certezze sul fatto che le riforme essenziali (specie quelle sul lavoro) non vengano ritoccate. Vuole incassare cambiamenti sulle banche popolari, e non vuole 'subire' la tempistica Pd e il 'metodo-Mattarella' sulle unioni civili. Chiede, in sostanza, un «Patto di governo ». Renzi, al netto dei riti da prima Repubblica, lo rassicura (anche sui tempi delle unioni civili, a sentire gli alfaniani), così come lo rassicura sul fatto che non c’è nessuna campagna-acquisti in corso, tanto meno nei confronti dei popolari. Anzi, il premier prospetta anche l’ipotesi che sia proprio Ncd ad aggregare eventuali fuoriusciti da Forza Italia e Gal. «Se Forza Italia si 'salvinizza' - è il ragionamento che i due condividono - si aprono praterie per il voto moderato nel Paese, e anche in Parlamento molti del centrodestra avrebbero imbarazzo...». In ottica-Senato, d’altra parte, va vista anche la recente 'operazione-Scelta civica'. In fondo, tutto è stato pensato e realizzato per diminuire i poteri di veto a Palazzo Madama. E poco importa se alla Camera il gruppo guidato dal neosegretario Zanetti darà libertà di coscienza sulle riforme. C’è però un altro tema sui quali Renzi e Alfano dovranno aggiornarsi. «Angelino sta al governo con noi e dichiara ogni giorno di essere incompatibile con Salvini, quindi un’eventuale alleanza alle regionali sarebbe nelle cose...», spiegano i fedelissimi del premier. Ma il ragionamento incontra tante complicazioni. Per Renzi non ci sarebbero grossi problemi se i popolari si imbarcassero in alcune regioni (come Veneto e Liguria) e restassero ancorati al centrodestra in Campania (a meno che non emergesse una candidatura forte nazionale come quella di Andrea Orlando). A Palazzo Chigi vigono «realismo e ragionamenti legati al territorio». Ma il problema è per Ncd, che con una scelta del genere si vedrebbe sempre più ridotta a formazione 'centrista', abbandonando le ambizioni da 'asse' del futuro centrodestra.
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