sabato 14 maggio 2016
​Siamo agli ultimi posti in Europa in quanto a spesa per famiglie e figli. Intervenire è una necessità economica e anche morale.
Aiuti ai bambini, l'Italia ha un gap da colmare
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Sulla famiglia i conti non tornano. Mentre una parte di Italia festeggia per la nuova legge sulle unioni civili, un’altra continua a chiedersi come mai i suoi diritti non solo non rientrano mai nell’agenda delle priorità politiche, ma vengono accantonati e disattesi praticamente da ogni governo. Eppure è una parte di Paese abbastanza consistente. Stiamo parlando delle famiglie con figli: quelle che ci sono già, ma anche quelle che potrebbero esserci se le condizioni fossero appena migliori. Il punto non è barattare i diritti o cercare improbabili compromessi, si tratta solo di fare i conti con la realtà. Per guardare avanti. Nell’Unione europea l’Italia è agli ultimi posti in fatto di stanziamenti per la famiglia e i bambini. La nostra spesa pubblica nel 2014 è stata pari al 51,3% del Pil, più alta della media degli altri 28 Stati dell’Ue, che è al 48,2%. Alla voce famiglia e bambini è andato però solo l’1,4% della ricchezza prodotta, contro una media dell’1,7%. Se si guarda poi a come è composta la sottocategoria della 'spesa sociale', lo scarto è ancora più evidente. Nel resto d’Europa il 3,6% delle uscite va alle famiglie e ai bambini, noi siamo al 2,8%. In testa agli aiuti per la famiglia c’è la Danimarca, con l’8,6%, e forse non è un caso che sia anche il Paese più felice al mondo secondo la classifica del World Happiness Record. La Francia è al 4,4%, la Germania al 3,5%, il Regno Unito al 3,7%. Ultime sono la Spagna e la Grecia (1,3%). Guardando a come è composta la spesa sociale, il confronto con gli altri Paesi è istruttivo. Noi spendiamo più della media solo per gli anziani (27,3% contro una media del 21,4%) e i superstiti (5,4% contro il 2,9%), due voci che ci vedono ai primi posti con Grecia e Spagna. Spendiamo invece molto meno oltre che per la famiglia, anche per malattia e disabilità (3,5% contro il 5,9%), per gli aiuti ai disoccupati (2,4% contro il 3%), le politiche per la casa (0,1%, sull’1,1%), l’esclusione sociale (0,5% contro l’1,7%). L’Italia sconta un serio problema demografico, che compromette le possibilità di sviluppo. Il tema degli aiuti alle famiglie in relazione ai figli non può più essere considerata una voce marginale del confronto politico. Dal punto di vista del fisco le possibilità di intervento sono ampie quanto le necessità. Il Forum delle famiglie ha rilanciato la proposta del Fattore famiglia, che prevede una 'no tax area' variabile in base al numero di figli, oltre a un intervento sul bonus da 80 euro che tenga conto dei carichi familiari. In Parlamento sono in discussione altre proposte in questa direzione. Restare fermi, come governo ma anche come famiglie, vuol dire assumersi una pesante responsabilità, una colpa, che grava sul presente e sul futuro di tutti. Stiamo parlando di un’emergenza economica e, a questo punto, anche morale.
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