giovedì 19 gennaio 2012
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Negli Stati Uniti sono ormai entrate nel vivo le primarie del Partito Repubblicano, dalle quali emergerà lo sfidante del democratico Barack Obama. Indubbiamente, tra i temi più caldi su cui si concentrano i confronti tra i candidati c’è la tutela della vita umana. Durante la presidenza Obama in tale ambito sono state molte le decisioni che hanno causato lo scontento del mondo «pro-life» americano. I candidati repubblicani, dunque, si propongono in forte discontinuità con l’attuale inquilino della Casa Bianca. A partire dai due che, dopo i primi deludenti risultati, hanno già annunciato il loro ritiro dalle primarie: Michele Bachmann e Jon Huntsman. La prima, identificata quale espressione del movimento Tea Party e membro del Congresso, e il secondo, di area moderata e già governatore dello Utah, si sono distinti per una forte connotazione per la vita durante la loro attività politica.
Huntsman, abbandonando lunedì la competizione, ha annunciato il suo appoggio a Mitt Romney, a oggi il grande favorito per sfidare Obama. Anche Romney punta a distinguersi per le sue posizioni a difesa della vita nascente. Il candidato mormone ha recentemente incassato il sostegno di cinque ex ambasciatori Usa in Vaticano, motivato dalle sue posizioni sulla difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale e della famiglia tradizionale. Tra loro anche Mary Ann Glandon, membro della Pontificia Accademia di Scienze sociali. In un editoriale su National Review Online («Il mio impegno pro-life») Romney si dichiarava a favore dell’aborto solo in caso di stupro, incesto o per salvaguardare la vita della madre. Nello stesso articolo Romney manifestava la propria contrarietà al finanziamento pubblico dell’aborto e l’intenzione di reintrodurre la cosiddetta Mexico City Policy, secondo la quale finanziamenti americani non possono finire nelle tasche di organizzazioni non governative che promuovono l’aborto. Nell’agenda per la vita di Romney va segnalata anche la volontà di ribaltare la «Roe vs. Wade», la celebre sentenza che nel 1973 introdusse l’aborto negli Usa. Rick Santorum in questo viaggia sulla stessa lunghezza d’onda di Romney. Cattolico, figlio di un immigrato italiano negli Stati Uniti, Santorum è il candidato che ha sorpreso tutti arrivando a un soffio da Romney alle primarie d’esordio in Iowa. Sul proprio sito Santorum ha una sezione dedicata all’impegno politico in difesa della vita umana.
Già membro di Camera e Senato, la sua attività è stata costellata dal sostegno a legislazioni pro-life. No all’aborto a nascita parziale, no alla Ru486, sì all’adozione come misura preventiva degli aborti, no all’eutanasia, sì all’uso delle staminali adulte per evitare la distruzione di embrioni: queste solo alcune delle proposte che hanno caratterizzato la carriera di Santorum. Le questioni di bioetica sono rilevanti anche per gli altri candidati: Newt Gingrich, Ron Paul e Rick Perry hanno risposto all’invito per partecipare a un forum sui temi della vita in South Carolina, prossimo Stato dove – sabato – si voterà per le primarie repubblicane. Gingrich, che ha dichiarato ieri l’intenzione di arrendersi se il nuovo responso fosse deludente, è stato membro del Congresso dal 1979 al 1999, votando 70 volte su 71 in coerenza con principi pro-life.
Presidente della Camera dal ’95 al ’99, Gingrich ha recentemente dichiarato di essere contrario all’aborto anche nei casi di incesto e stupro e nel proprio programma dichiara di voler bloccare i finanziamenti pubblici all’aborto. Misura alla quale si dichiara favorevole anche Rick Perry, governatore del Texas, che si è distinto per un’azione politica a favore della vita avendo firmato ad esempio il Prenatal Protection Act, legge che riconosce il concepito come persona.Ron Paul, il quinto candidato ancora in corsa, ha firmato un documento proposto da attivisti pro-life col quale si impegna a ridurre i fondi per la Planned Parenthood, la nota associazione abortista, e a limitare l’aborto legale. Su posizioni complessivamente libertarie, è però convinto che non è possibile difendere la libertà se non si difende la vita. Paul, che è ginecologo, racconta di essersi convinto dopo aver assistito, da studente, a un aborto.
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