mercoledì 20 aprile 2016
In Norvegia l'autore della strage di Utoya vede riconosciuto da un giudice che «le condizioni carcerarie a lui riservate sono disumane».
EDITORIALE Ma la disumanità si vince con umanità (Mario Chiavario)
Uccise 77 persone, vince causa contro lo Stato
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Anders Breivik, l'autore della strage di Utoya del 2011, ha vinto la causa intentata contro lo Stato norvegese per violazione dei diritti umani nella prigione in cui è rinchiuso da quasi cinque anni. Il giudice della Corte distrettuale di Oslo ha riconosciuto che "le condizioni carcerarie che gli sono riservate costituiscono un trattamento disumano". Il diritto "rappresenta un valore fondamentale in una società democratica" e viene applicato anche ai "terroristi e agli assassini", ha detto il giudice Helen Andenæs Sekulic. Non è invece stato violato il diritto a una vita privata e familiare. Il 37enne estremista di destra è stato tenuto in regime di isolamento per quasi 5 anni, in violazione dell'Articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani. Breivik aveva chiesto anche la revoca delle restrizioni sulle sue comunicazioni con l'esterno, per poter tenere contatti con i simpatizzanti, ma le autorità l'avevano respinta per motivi di sicurezza a causa della "estrema pericolosità" di Breivik e per prevenire attacchi di qualche suo sostenitore. Breivik è stato condannato nell'agosto del 2012 a 21 anni di carcere (il massimo della pena in Norvegia) per un attentato dinamitardo a Oslo (8 morti) e per la strage sull'isola di Utoya, che costò la vita a 69 persone, in gran parte adolescenti, il 22 luglio 2011.
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