venerdì 22 gennaio 2016
L'ipotesi trapelata dal Financial Times prevede che venga bloccato il passaggio dei profughi in Macedonia (fuori dall'Ue, lasciando isolata la Grecia). Nel mar Egeo già 113 migranti morti nel 2016. L'Europa riconferma Schenghen (G.M. Del Re)
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Sulla crisi dei rifugiati l'Unione europea "si gioca la sopravvivenza" stessa di Schengen, l'accordo per la libera circolazione delle persone e delle merci che, dunque, può essere messo in discussione. Si tratta dell'opiinione espressa dal direttore generale del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde. Ue pronta a bloccare i profughi in Grecia? Il ministro dell'Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner, ha minaciato la Grecia di una "esclusione provvisoria" dallo spazio di libera circolazione Schengen se Atene non rafforzerà ulteriormente i suoi controlli alle frontiere di fronte all'enorme afflusso di migranti. "Se il governo di Atene non si impegna di più nella sicurezza delle frontiere esterne dell'Unione europea, allora dobbiamo parlare apertamente di un'esclusione temporanea della Grecia dall'area Schengen", ha affermato intervistata nell'edizione domenicale del quotidiano Die Welt. "La pazienza di molti europei ha raggiunto il limite. Molto è stato detto, ora bisogna agire. Ed agire è proteggere la stabilità, l'ordine e la sicurezza in Europa". La presidenza del Consiglio dell'Ue aveva escluso a dicembre l'ipotesi di una esclusione della Grecia dallo spazio Schengen: "Non è giuridicamente possibile escludere uno Stato dall'area Schengen", aveva assicurato il ministro lussemburghese dell'Immigrazione, Jean Asselborn, il cui Paese aveva la presidenza del Consiglio. Ma alcune indiscrezioni in senso opposto sono trapelate dall'edizione Usa del Financial Times: secondo cui i leader Ue starebbero pensando a "un drastico piano" per frenare l'ondata di migranti attraverso i Balcani, bloccando il passaggio dei profughi in Macedonia, paese non Ue, e isolando di fatto la Grecia. Commissione europea e Germania sarebbero pronte pronti ad appoggiare una proposta slovena di aiutare il governo di Skopje. Troppe questioni irrisolte per la diplomazia europea La chiusura dei confini attuata da diversi Paesi europei, come la Slovenia, l'introduzione di quote limite relative alle richieste di asilo, con lo scopo di ridurre il numero di rifugiati accolti, decise dall'Austria; e ancora la mancata ricollocazione dei profughi identificati negli “hotspot” in Italia sono questioni ancora irrisolte. «L'Italia sta facendo la sua parte per identificare i migranti e gestirne il flusso, ma molti Paesi dell'Ue non si dimostrano solidali con quelli che si trovano in prima linea nella crisi», ha affermato in un'intervista a Reuters il prefetto Mario Morcone, a capo del Dipartimento immigrazione del Viminale, spiegando che il sistema di 'relocation' studiato dall'Ue non funziona come dovrebbe. In cambio della cosiddetta relocation, Italia e Grecia hanno accettato di creare degli 'hotspot' dove identificare i migranti. Ma nell'Unione europea c'è chi pensa che i migranti dovrebbero restare negli hotspot anche dopo l'identificazione; Austria e Slovenia nei giorni scorsi hanno annunciato che intensificheranno i controlli alla frontiera per impedire ai migranti di andare a nord verso la Germania, alimentando i timori che la crisi migratoria, la più grave in Europa dalla Seconda guerra mondiale, possa portare alla fine della libera circolazione delle persone nell'Ue, uno dei pilastri di Schengen. Merkel: sforzi congiunti per risolvere crisi umanitaria Intanto la cancelliera tedesca Angela Merkel ha ribadito l'impegno europeo a garantire un sostegno finanziario di 3 miliardi per la Turchia, in una conferenza stampa bilaterale con il premier turco Ahmet Davutoglu a Berlino, a margine delle prime consultazioni intergovernative fra Germania e Turchia. Merkel ha anche spiegato che dopo il consiglio europeo del 18 febbraio ci sarà un "bilancio intermedio" rispetto a quanto fatto nei 3 mesi trascorsi dall'intesa di novembre in Europa per gli aiuti ad Ankara, per capire "cosa bisogna ancora fare".

(Il premier turco Ahmet Davutoglu e la cancelliera tedesca Angela Merkel a Berlino. Lapresse)
Merkel ha affermato anche che misure unilaterali da parte degli stati membri dell'Ue non risolveranno la crisi dei rifugiati, che richiede sforzi congiunti. "Soluzioni unilaterali, ogni stato membro per sé, non ci aiuta. Invece abbiamo bisogno di un approccio europeo nel suo insieme", ha spiegato Merkel, sottolineando che la decisione dell'Austria di mettere un tetto al numero di rifugiati e di aumentare i controlli ai confini "non aiuta". "La Turchia non può gestire da sola la crisi dei profughi, bisogna agire insieme" ha spiegato il premier turco Ahmet Davutoglu, ricordando che la Turchia ha accolto "2,5 milioni di siriani, fra cui un milione di bambini". Davutoglu ha messo in guardia dalla tentazione di scaricare il problema sugli altri: "Non è un problema solo della Germania, della Turchia o dell'Europa. Se ognugno cerca in qualche modo di scaricarlo su altri, non si riuscirà a risolvere il probelma".

 

Tre naufragi in mareÈ di almeno 45 vittime, tra cui 20 bambini, il bilancio di tre naufragi avvenuti nell'Egeo al largo delle coste greche tra la notte del 21 e il 22 gennaio. Nel primo caso, un barcone con a bordo 49 persone è affondato al largo dell'isola di Farmakonissi, nell'est dell'Egeo: 40 migranti sono riusciti a mettersi in salvo mentre 8, tra cui 6 bambini, sono annegati.   Nel secondo episodio, un altro barcone con a bordo un numero imprecisato di persone, è affondato al largo dell'isola di Kalolimnos, a sud di Farmakonissi. La Guardia Costiera ha tratto in salvo 26 persone - 22 uomini e 4 donne - e recuperato 34 cadaveri, tra cui quelli di 11 bambini. Le ricerche sono ancora in corso perché non è ancora certo il numero delle persone che erano a bordo del barcone. Un terzo naufragio è avvenuto al largo della località costiera turca di Dydyma: finora sono stati recuperati i corpi di tre bambini. I numeri dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni Centinaia di migliaia di migranti fuggono dalla guerra e dalla miseria, la maggior parte dalla Siria, approdando in Turchia e da lì tentano di raggiungere l'Europa attraversando il mare anche in inverno nonostante le avverse condizioni meteorologiche. Dall'inizio dell'anno 113 migranti sono morti su questa rotta, secondo l'Organizzazione internazionale per i migranti. Secondo l'Oim 37mila migranti hanno raggiunto la Grecia via mare dall'inizio del 2016.

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