lunedì 15 settembre 2014
La denuncia dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni. Domenica è affondato un barcone con 250 persone davanti a Tripoli, salvate solo 26. E per la tragedia dei giorni scorsi al largo di Malta, i testimoni dicono: «Sono stati gli scafisti».
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Profughi, burocrazia spietata. Condannati a rischiare la vita (Ilaria Sesana)
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Nuova tragedia della disperazione in mare. Un barcone con 250 persone a bordo è affondato a largo delle coste libiche, e i morti accertati sarebbero già 160. Lo ha reso noto la marina di Tripoli nella tarda serata di ieri, ma le informazioni che giungono da Tripoli sono ancora frammentarie. Il portavoce della marina libica ha aggiunto che molte delle vittime sono donne e che i soccorsi e le ricerche sono stati resi difficili dagli scarsi mezzi a disposizione della guardia costiera. La maggioranza delle navi sono battelli da pesca e rimorchiatori presi in prestito dal ministero del Petrolio.  Finora sono state soccorse 36 persone, tra cui una donna incinta trasportata in un ospedale libico.

Sarebbero, invece, circa 500 i dispersi del naufragio avvenuto la scorsa settimana a 300 miglia al largo di Malta, e a causare l'incidente sarebbero stati gli stessi trafficanti, che - da una seconda imbarcazione - avrebbero di proposito  fatto colare a picco il barcone con a bordo i migranti, con i quali era nato un violento scontro". A raccontare la vicenda agli operatori dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) in Sicilia sono stati due sopravvissuti di nazionalità palestinese. Secondo i sopravvissuti, gli "scafisti", che si trovavano su un'altra barca, avrebbero cercato di convincere i migranti a salire su una nave più piccola e di fronte al loro rifuto non hanno esitato a far rovesciare la barca dove si trovavano. I due superstiti, trasportati a Pozzallo in Sicilia, hanno riferito che a bordo c'erano circa 500 profughi di nazionalità siriana, palestinese, egiziana e sudanese. Sempre secondo l'Oim sarebbero 700 i migranti morti nel Mediterraneo negli ultimi cinque giorni. Negli ultimi mesi, diverse centinaia di persone hanno perso la vita cercando di raggiungere le coste italiane, punto di approdo verso i Paesi del Vecchio Continente. Nell'incidente più grave avvenuto di recente, 170 persone sono risultate disperse alla fine di agosto al largo delle coste libiche. Secondo i dati forniti dall'Unhcr, l'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'Onu, dall'inizio dell'anno oltre 100mila persone hanno raggiunto l'Italia e quasi 2mila sono morti nel tentativo. Lo scorso ottobre si era registrata la peggiore ecatombe nel Canale di Sicilia, con 366 morti e 155 superstiti. L'Italia reagì lanciando l'operazione Mare Nostrum e chiedendo un maggiore impegno europeo: richiesta recepita solo di recente, con l'annuncio per fine novembre dell'avvio della missione Frontex Plus.

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