mercoledì 16 gennaio 2013
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Crocifisso e coppie omosessuali. La Corte di Strasburgo torna su due materie eticamente sensibili, disegnando sempre più dettagliatamente quello che sarà il panorama etico dell’Europa di domani. Ieri, infatti, la Corte si è pronunciata su quattro casi inglesi. Va ricordato che l’organismo europeo che si occupa di diritti dell’uomo differisce dall’organo giurisdizionale della Ue (la Corte di Giustizia europea del Lussemburgo) ed è un tribunale internazionale che vigila sull’applicazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, trattato firmato dai 47 Stati appartenenti al Consiglio d’Europa. Abbiamo chiesto a Francisco Javier Borrego Borrego, che per anni ha ricoperto la carica di giudice della Corte europea dei diritti dell’Uomo, un parere sulla portata di queste pronunce.Perché secondo lei stiamo assistendo a un incremento di ricorsi e sentenze della Corte di Strasburgo su materie eticamente sensibili?Sappiamo tutti che ci troviamo in un periodo di grave crisi economica, con serissimi problemi di sussistenza materiale e anche molta confusione di principi e valori. Le questioni eticamente sensibili sono spesso oggetto di attenzione da parte dei media e possono distogliere l’attenzione da quelli che sono i veri, reali, immediati problemi per la maggioranza dei cittadini europei. E questo modo di procedere non è certo una novità nella storia del genere umano.Queste materie non dovrebbero essere di competenza dei singoli Stati?Infatti la prima e principale responsabilità appartiene alla comunità nazionale, perché in molti di questi ambiti eticamente sensibili non esiste un consenso unanime in Europa, e non possono imporsi principi etici come in molti di questi temi delicati, non c’è consenso in Europa, e non possono quindi essere imposti determinati principi etici, o la loro assenza, in uno Stato o in un altro.I singoli Stati possono discostarsi da quello che afferma la Corte o si tratta, di fatto, di un ulteriore grado di giudizio oltre a quelli interni?La Corte ha la funzione e il dovere di applicare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. E una sua interpretazione conforme alle circostanze e alle situazioni attuali è possibile, ma senza mai dimenticare due limiti: in primo luogo, la situazione di cui si parla deve esistere in tutta Europa, vale a dire che la Corte non può imporre ciò che accade in uno Stato anche a un altro. In secondo luogo, l’interpretazione della Convenzione operata dalla Corte non può mai arrivare a creare nuovi diritti umani non coperti dalla Convenzione. Casi che riguardano in profondità la coscienza sociale rischiano di portare ad una mancanza di credibilità della Corte, se l’approccio a queste materie non è fondato saggezza, prudenza e rispetto delle realtà nazionali.
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