martedì 15 ottobre 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro direttore,se la Chiesa accoglie tutti, proprio tutti, come il Papa non si stanca di ripetere, questa presa di distanza in occasione dei funerali di Priebke non mi sembra coerente; oppure anche la Chiesa, ormai, ragiona in termini di "politically correct"?Maria Rosa Di LalloGentile direttore,è chiarissimo come tutti quelli capaci di parlare di misericordia, perdono, dialogo ecc. poi si debbano scontrare con la pratica. Lo vediamo oggi con la morte di un uomo che non ha rinnegato le sue scelte. Tutti i buonisti, sindaco in testa, ebrei, partigiani comunisti, veri e unici responsabili delle Fosse Ardeatine, cosa ormai assolutamente chiarita dai documenti storici, tutti in prima linea a digrignare i denti in una furia vendicativa che dice la vera natura umana macchiata da quel peccato di origine che oggi si nega. Spero che, alla fine, almeno la Chiesa si tolga dall’ambiguità delle dichiarazioni e affidi questo suo figlio alla misericordia di Dio. Il mio pensiero è che le vittime non aspettassero la vendetta ma con amore aspettassero la sua conversione.Mauro Mazzoldi, Iseo (Bs)Gentile direttore,in questi giorni con un certo stupore sento parlare di cerimonie, invocare Messe e benedizioni per il defunto ex capitano delle SS Erich Priebke detto anche "boia delle Ardeatine". Ma scherziamo? Non si è mai pentito dell’eccidio, anzi. Impacchettiamolo così come è e spediamolo in Germania, da dove è venuto. Pensino i tedeschi a cosa farne.Roberto Nuara, Monza
 Gentile direttore,perché negare i funerali a Priebke? Diritto canonico o ingerenze ebraiche? Non mi interessa fare politica, storia, sociologia. Ho solo la terza media e so che tutti, ma proprio tutti, siamo uguali dinanzi alla solennità della morte e dopo quasi 70 anni possiamo veramente guardare il presente con occhi più buoni, meno sanguigni. L’odio ha portato sempre il male. Lasciamo questa persona riposare in pace con i suoi errori-orrori (ma quanti ce ne sarebbero in ogni ideologia, mafie... ), cerchiamo di essere migliori di chi consideriamo il male assoluto, non dico di dimenticare tutto, ma viviamo, viviamo e, come diceva Vittorio Arrigoni, ucciso in Palestina alcuni anni fa: restiamo umani. Con stima.Silvano BaldiniL’indignazione non basta, cari e gentili amici lettori. L’indignazione comunque sia motivata non basta mai per fare la cosa giusta. Che a volte è semplice, ma non per questo diventa facile. Possiamo tornare a constatarlo anche nel caso aperto dalla morte del centenario Erich Priebke, cioè di un uomo che, vestendo la divisa hitleriana di ufficiale delle SS, si fece inesorabile esecutore di feroci «ordini superiori». E che con l’estremo atto della sua esistenza terrena ha ostentato una totale assenza di pentimento per aver servito il mostro nazista e una tenace vena negazionista delle immani atrocità che quel mostro ha commesso e alle quali lui stesso aveva cooperato.È dunque comprensibile a tutti perché le autorità religiose e civili di Roma, città teatro dei gravissimi misfatti di Priebke (che restano tali quale che sia la ricostruzione degli eventi che li hanno preceduti: nulla in nessun caso può giustificare la rappresaglia e la persecuzione contro persone innocenti e inermi) e città nella quale – per obbligo di giustizia – ha dovuto condurre l’ultima parte della propria esistenza, abbiano deciso autonomamente, ma in modo significativamente convergente, di non acconsentire ad alcuna pubblica celebrazione del defunto. Esequie private sì, pubbliche no. Non si tratta di una novità e neanche, da un punto di vista cristiano, di una mancanza di carità o di accoglienza, ma anzi di una scelta dolorosa, saggia e caritatevole, tutta tesa a prevenire la strumentalizzazione (ovvero l’uso politico o comunque propagandistico) del «funerale in Chiesa», esattamente come accade quando si dice "no" alle esequie solenni di un mafioso o di chiunque altro si ponga deliberatemente e persino provocatoriamente fuori e contro la visione cristiana della vita. Il giudizio è sempre e solo di Dio, la prudenza è affare degli uomini e delle donne.Detto questo, ammetto che in questa vicenda c’è qualcosa che trovo insopportabile: e cioè che a Erich Priebke si voglia negare, sino a rendere di fatto impossibile questa pietosa pratica, una qualche forma di sepoltura. Ma ogni uomo, qualunque crimine abbia commesso, ne ha diritto. Questo tantissimi di noi lo sanno bene, perché ci è stato insegnato e non possiamo proprio far finta di non saperlo più, sebbene oggi il virus della smemoratezza dilaghi. Non mi interessano le modalità, che devono essere ben valutate, m’interessa il gesto religioso e civile. Che non cancella in alcun modo i torti di Priebke, e dà invece piena ragione a tutti coloro che sono stati le sue vittime. Sconfitti e annientati nella logica degli assassini, eppure per sempre agli occhi di Dio e del mondo quelli dalla "parte giusta".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI