martedì 30 agosto 2022
Oratori, gruppi e associazioni di ispirazione cattolica guidano ancora i ragazzi verso le responsabilità pubbliche? Le voci dei ragazzi lombardi del progetto "Giovani e Vescovi"
I giovani intervistati da Avvenire

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C’è chi si candida in politica dopo anni di servizio in oratorio, chi sceglie un incarico per spirito di servizio, chi si spende per organizzare incontri di formazione civica in università e all’interno di gruppi di ispirazione cattolica. Sono le esperienze di alcuni giovani cattolici lombardi, e aiutano a rispondere a una domanda: come si intersecano le dimensioni dell’impegno politico, dei giovani e della Chiesa, e in che modo oratori, gruppi e associazioni possono accompagnare i ragazzi e le ragazze verso un’azione personale in campo civico?

Risponde per primo Fabio Ravasio, 29 anni, che da due mesi è assessore alle politiche giovanili a Curno, un comune di 7mila abitanti in provincia di Bergamo. Da più di dieci anni è anche educatore in parrocchia e tra le due esperienze trova diversi punti di contatto: «In oratorio ho imparato ad ascoltare i bisogni di chi ho intorno, a stare dentro una comunità e a lavorare in gruppo, tutte azioni utili anche nell’amministrazione comunale». Per lui, la Chiesa ha il compito di «far sentire i giovani responsabili gli uni degli altri» e di «spingerli verso realtà di servizio». In queste prime settimane di incarico, la principale sfida dell’assessore è stata imparare a muoversi tra i meccanismi decisionali del Comune. Servono competenze, spiega, «che raramente sono diffuse tra i giovani, ed è un peccato: se tutti avessimo la possibilità di partecipare a percorsi di formazione sull’amministrazione dei territori avremmo più strumenti per valutare ciò che sentiamo durante ogni campagna elettorale».

Anche per Irene Raimondi, educatrice di 31 anni, avere uno sguardo informato e critico sulla realtà è un atto politico. Per tanti anni ha dedicato il suo tempo alla Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) di Milano, dove ha scoperto il valore della «curiosità intellettuale», cioè «quella voglia di mettere insieme saperi, linguaggi e sguardi diversi per ragionare sulle tematiche di attualità con intelligenza». Raimondi si è interrogata più volte sul rapporto tra fede e politica («il cristiano non può prescindere dall’essere politico perché crede al bene comune, ne è appassionato»), e per lei oggi la Chiesa ha un compito specifico: «Educare alla possibilità di dialogo tra posizioni di pensiero differenti. Credo sia necessario, lo vediamo anche nella campagna elettorale di questi giorni, in cui le parti politiche urlano, o stanno in silenzio, ma sono incapaci di dialogare».

Come per Irene, anche per altri giovani la scoperta dell’impegno civico è coincisa con l’ingresso in una realtà associativa. Mattia Sandrini ad esempio ha vent’anni e studia Fisica all’Università di Brescia. Ha concluso da pochi giorni un’esperienza estiva con Libera, l’associazione che dal 1995 si batte contro le mafie. «Ho conosciuto la proposta grazie al mio gruppo di Azione Cattolica – racconta –. Non avevo mai vissuto un’esperienza simile, sto già pensando a quando sarà la prossima ». Per Mattia la Chiesa oggi ha il compito di «favorire l’incontro tra i giovani» perché «le idee di impegno arrivano in modo spontaneo se ci si ritrova tra coetanei che hanno voglia di mettersi in gioco».

Anche Silvia Tommei, maestra bresciana di 24 anni, crede che la Chiesa debba continuare a fare proposte che portino i giovani ad associarsi. «Visto il periodo storico che stiamo vivendo – specifica – è fondamentale avere occasioni di incontro, dobbiamo ricordarci che non viviamo isolati ma che siamo tutti parte di una comunità». Per lei politica è «fare qualcosa per il bene dell’altro e del Paese». Lo ha imparato nel gruppo scout Lovere I, dove opera come responsabile dei ragazzi più giovani. Proprio in questi giorni, lei e gli altri capi scout stanno organizzando alcune attività di formazione in vista delle elezioni del 25 settembre. Nello scoutismo, spiega, «si declina come scelta politica un insieme di attività che includono anche il volontariato, cioè ogni servizio svolto con gratuità e senza che ci si aspetti niente in cambio. Ciascuno, poi, trova il suo modo per declinare la scelta politica nella vita di tutti i giorni».

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