venerdì 8 febbraio 2019
Alle prime elezioni del 1979 votò l'85,6% degli italiani. Cinque anni fa l'Italia quinta su 28 per affluenza
(Ansa)

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Euroscettici o europeisti? Gli italiani, comunque sia, ci tengono ad eleggere i loro rappresentanti a Bruxelles. O almeno così è stato fino a cinque anni fa, quando nel 2014 si è andati al voto europeo per l'ottava volta (la prima era stata il 1979). L'affluenza media nell'Unione a 28 si era fermata al 42,61%, ma in Italia fu del 57,22%. Nulla a vedere, va detto, con l'entusiasmo di 35 anni prima, quando nel 1979 la media europea era stata del 61,99% e quella italiana dell'85,65%.

Come andrà questa volta? Riuscirà lo spirito europeista ad avere la meglio sui sovranismi nazionalisti o magari saranno proprio questi ultimi a portare votanti alle urne nell'intento di “svuotare da dentro” il progetto della casa comune? E quale ruolo avranno le nuove generazioni? Perché è in particolare a loro che guarda l’Unione Europea. Un’idea nata all’indomani della Seconda guerra mondiale, consolidatasi con la caduta della cortina a Est nel 1989, entrata nel nuovo millennio con l’intenzione di restarci e con l’ambizione di arrivare a parlare “a una sola voce” per essere meglio ascoltata nel mondo.

Non sappiamo se l'Italia proseguirà sulla strada tracciata, di sicuro finora è stata tra i Paesi che più hanno partecipato al voto. Guardiamo i numeri.

L’affluenza in Ue, una (inarrestabile?) discesa

Delusione? Scontento? Il progressivo allargamento dell'Unione Europea è andato di pari passo con l'allontanamento degli elettori dalle urne. Una curva in lieve ma inarrestabile discesa è quella tracciata dall’affluenza per eleggere l'Europarlamento. Si cominciò nel lontano 1979 con una partecipazione non corale ma buona: 61,99%. E si è arrivati alle ultime elezioni, cinque anni fa, con il record negativo di appena il 42,61% degli aventi diritto recatisi alle urne.

Nel 2014 l’Italia quinta su 28 per partecipazione

Nel 2014 (media Ue 42,61%) in Italia è andata decisamente meglio: 57,22%. Gli italiani, come gli elettori degli altri 5 Paesi fondatori (Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo e Olanda), sono affezionati all’idea di Europa. Meglio di noi hanno fatto solo belgi (89,64%) e lussemburghesi (85,55%), ovvero i votanti di Paesi dove di solito l'astensione non supera il 20% (ma qui votare è obbligatorio), e poi maltesi (74,8%) e greci (59,97%). Scarsa affezione all’Europa hanno mostrato, nell’ultima tornata, Paesi di più recente ammissione: nel 28° membro dell’Ue, la Croazia, ha votato appena un quarto degli aventi diritto (25,24%), mentre il record del disinteresse spetta alla Repubblica Slovacca con il 13,05%.

Com’è andata l’affluenza in Italia nel tempo?

L’Italia è tra i Paesi più affezionati al voto europeo, seguendo a ruota gli “europeissimi” co-fondatori Belgio e Lussemburgo, dove l’affluenza si attesta attorno al 90% (ma qui votare è obbligatorio), e l’affezionatissima “new entry” Malta. Da noi la partecipazione al voto è finora stata decisamente superiore alla media (grazie anche ai frequenti accorpamenti con il voto amministrativo o regionale), con un crollo nell’ultima tornata del 2014. Segnale di incipiente disaffezione non è tanto il dato di per sé (57,22% di affluenza, dal 66,47% di cinque anni prima), quanto il confronto con l'affluenza alle elezioni amministrative (70,99%) e regionali (Regione Piemonte: 66,43%) che si svolgevano nella stessa giornata.

Ecco l'andamento storico dell'affluenza in Italia, che ci vede sempre ai primi posti, scivolati dal terzo al quinto man mano che l'Unione si è allargata.

Nel 1979 85,65%, terza su 9 (dopo il 91,36% del Belgio e l’88,91% del Lussemburgo). Nel 1984 82,47%, terza su 10 (dopo il 92,09 del Belgio e l’88,79 del Lussemburgo). Nel 1989 81,07%, terza su 12 (dopo il 90,73% del Belgio e l’87,39% del Lussemburgo). Nel 1994 73,6%, terza su 12 (dopo il 90,66% del Belgio e l’88,55% del Lussemburgo). Nel 1999 69,76%, quarta su 15 (dopo il 91,05% del Belgio, l’87,27% del Lussemburgo e il 70,25% della Grecia). Nel 2004 71,72%, quinta su 25 (dopo il 91,35% del Lussemburgo, il 90,81% del Belgio, l’82,39% di Malta e il 72,5% di Cipro). Nel 2009 65,05%, quarta su 27 (dopo il 90,76% del Lussemburgo, il 90,39% del Belgio e il 78,79 di Malta). Infine nel 2014 57,22%, quinta su 28 (dopo l’89,64% del Belgio, l’85,55% del Lussemburgo, il 74,8% di Malta e il 59,97% della Grecia).

Quali sono i Paesi più (e quelli meno) affezionati al voto europeo?

Imbattibili Belgio e Lussemburgo, con percentuali di affluenza tra l’85 e il 90% (ma qui l'astensione è normalmente confinata entro il 20%, dato che votare è obbligatorio). Affezionata anche Malta, dove si è votato per la prima volta nel 2004 (82,39%, poi 78,79 nel 2009 e 74,8% nel 2014). Ma anche l’Italia si colloca ai primi posti, ben al di sopra della media europea del 42,61 (dato 2014), scavalcata solo da Malta ed episodicamente da Grecia o Cipro.

Scarsamente interessati alle sorti dell'Unione, o almeno ad eleggere i propri rappresentanti all'Europarlamento, i cittadini di alcuni Paesi dell'Est, entrati con l'allargamento da 15 a 25 nel 2004: in particolare Repubblica Slovacca (13,05% di affluenza nel 2014), Repubblica Ceca (18,2%) e Polonia (23,83%). Freddine nei confronti dell'Unione anche le new entry balcaniche Slovenia (24,55%, entrata nel 2004) e Croazia (25,24%, entrata nel 2013).

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