lunedì 25 marzo 2013
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Per anni l’economia slovena è stata fra le più galoppanti d’Europa. Adesso, invece, il giovane Paese è a rischio default. E lo spettro di Cipro aleggia anche su Lubiana. Marko Kranjec, governatore della Banca centrale di Slovenia, e membro del governing council della Bce, mette le mani sul fuoco: «Sono sicurissimo che il Paese non finirà in una simile situazione» (Cipro). Le sofferenze delle banche ammontano a circa 7 miliardi di euro. Il 20% del Pil. Da qui le speculazioni persistenti sulla necessità che anche questo Paese chieda un piano di salvataggio. Ma  Alenka Bratusek, 42 anni, da pochi giorni capo del Governo, non ne vuol sapere. La Slovenia arriva da un anno di austerità. «La Chiesa stessa ha partecipato ai sacrifici accettando forti decurtazioni all’assicurazione sociale del proprio personale, dai vescovi ai preti, ai laici», fa sapere don Andrei Saje, segretario della Conferenza episcopale: «Tagli ai trasferimenti del ministero della cultura per le opere di manutenzione straordinaria e restauro degli edifici di culto e di ministero, e ai salari dei dipendenti delle scuole cattoliche». Una stretta che i vescovi temono sarà più dura con la Bratusek. Il Pil ha raggiunto l’anno scorso il valore complessivo di 35,47 miliardi di euro, pari a 17.244 euro pro capite. Con una riduzione reale del -2,3% rispetto al 2011, causata principalmente dalla diminuzione della domanda locale (-5,7% ). I consumi sono diminuiti del 2,6%, gli investimenti  del 17,8%, l’import del 4,3 %, l’export è in attivo solo dello 0,3%. Il debito pubblico, che nel 2008 era del 16%, crescerà fino al 58%, secondo le stime più diffuse. I disoccupati, a fine febbraio 2013, risultavano 124.066 unità (+7,8% rispetto al febbraio 2012). E per il 2013 la percentuale schizzerà, prevedibilmente, al 12%. Preoccupanti le condizioni delle banche. Solo qualche esempio. Sempre più numerosi risparmiatori fuggono in Austria. Tra le prime misure, il nuovo governo ha deciso la ricapitalizzazione degli istituti di credito per circa 5 miliardi di euro, oltre a drastici tagli alla spesa pubblica. «Il problema principale della nostra crisi finanziaria è il pesante importo dei prestiti tossici nelle banche slovene, sulle quali, come è noto, il governo ha un’influenza determinante», spiega il professor Andoljsek Ziga, vicepreside dell’Istituto di ricerca della Facoltà di business di Lubiana. I prestiti tossici sono stimati in circa 3 miliardi di euro. Il rischio Cipro? Ziga lo considera lontano. «Dubito che siamo prossimi ad una crisi come quella di Cipro – tranquillizza –. Per ora la situazione è stabile, vedremo quali altre misure adotterà la nuova premiership». Questo, per Zifa, è il problema «fondamentale», perché l’ex premier Jansa era schierato da parte della libera economia, delle privatizzazioni e della riduzione delle imposte. Il governo di centrosinistra, invece «ha un approccio diverso con l’economia, di netto orientamento socialista: nessun sostegno alla scuola libera, maggiori imposte, l’Iva incrementata di uno o due punti, nessuna propensione alle privatizzazioni».
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