martedì 15 dicembre 2015
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Si è aperto a metà ottobre davanti al gup di Milano Livio Cristofano l'udienza preliminare del procedimento sulla ristrutturazione del derivato Alexandria, posseduto da Mps attraverso un contratto stipulato con Nomura, a carico dell'ex presidente della banca senese Giuseppe Mussari, dell'ex direttore generale e dell'ex responsabile dell'area finanza di Mps, rispettivamente Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri, di Sadeq Sayeed e di Raffaele Ricci, all'epoca dei fatti dirigenti della banca d'affari giapponese, e di Nomura stessa, in base alla legge 231 sulla responsabilità delle aziende. Le ipotesi di reato a carico degli imputati sono, a vario titolo, falso in bilancio, per il solo 2009, e manipolazione del mercato. Fra le persone offese figurano Consob, Bankitalia, la stessa Mps, centinaia di azionisti, il Codacons e altre associazioni di consumatori. Secondo la procura di Milano, alla quale il fascicolo d'indagine è stato trasferito da Siena, gli imputati "agendo in concorso quanto meno tra loro con l'intenzione di ingannare i soci e il pubblico per conseguire per sé e per gli altri un ingiusto profitto", avrebbero esposto fatti non veritieri o omesso dati su Mps, causando alla banca "un danno patrimoniale di rilevante entità". L'inchiesta, condotta dai pm Giordano Baggio, Stefano Civardi e Mauro Clerici, ipotizza che sarebbero state occultate perdite per oltre 300 milioni di euro, non evidenziate nel bilancio. Gli imputati hanno respinto gli addebiti. Da un punto di vista civilistico, sull'operazione Alexandria Mps lo scorso 23 settembre ha raggiunto un accordo transattivo con Nomura, con un esborso effettivo a carico della banca italiana di 359 milioni, pari a un minor esborso di 440 milioni rispetto al pricing condiviso della transazione.  OCCULTAMENTO MANDATE AGREEMENT A SIENA Mussari, Vigni e Baldassarri il 31 ottobre 2014 sono stati condannati in primo grado dal Tribunale di Siena a tre anni e mezzo di reclusione, oltre a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento della parte civile Banca d'Italia, per ostacolo all'autorità di vigilanza nell'ambito del filone di Alexandria sul presunto occultamento del "mandate agreement" sottoscritto da Banca Mps con Banca Nomura e che, secondo i magistrati, sarebbe stato nascosto alle autorità di vigilanza perché realizzava il collegamento negoziale fra la ristrutturazione del derivato e l'operazione Btp 2034. Tutti e tre gli imputati hanno fatto ricorso in Appello, e il processo di secondo grado deve ancora iniziare. ARCHIVIAZIONE PER MORELLI SU FRESH Per quel che riguarda l'inchiesta senese è stata archiviata a fine 2013 la posizione dell'ex vice direttore generale di Mps Marco Morelli. Gli stessi pm nella richiesta di archiviazione hanno scritto che Morelli "non è risultato da fine 2007 l'interlocutore dell'Autorità di vigilanza sull'operazione Fresh", parte del finanziamento per l'acquisto di Antonveneta. Inoltre è priva di riscontro "la sua conoscenza dell'evoluzione delle fasi propedeutiche che culminarono con predetta autorizzazione, disponendo di un patrimonio conoscitivo praticamente nullo per quanto attiene ai rapporti tecnici con Banca d'Italia sul tema del Fresh". Per quanto riguarda Alexandria numerose testimonianze rese nel dibattimento spiegano che proprio Morelli era contrario all'operazione, chiedendo il blocco dell'attività dell'area finanza e un audit interno. L'archiviazione è stata inoltre disposta per l'ex direttore generale di Mps Fabrizio Rossi. SANTORINI E ACQUISIZIONE ANTONVENETA - MILANO Sono ancora pendenti in procura a Milano, dopo il trasferimento da Siena, i filoni sul derivato Santorini e sull'acquisizione di Antonveneta. Nel primo caso, oltre agli ex vertici della banca senese, sono indagati Deutsche Bank (la controparte nel contratto) in base alla legge 231 e un manager della banca tedesca che all'epoca dei fatti era a capo delle operazioni che avevano portato alla sottoscrizione da parte di Mps del derivato Santorini nel 2002, poi ristrutturato nel 2008 e chiuso nel 2013. Le ipotesi di reato sono falso in bilancio e aggiottaggio. Anche in questo caso gli indagati hanno respinto ogni addebito e la banca tedesca in una nota ha detto di collaborare alle indagini. L'accordo chiuso fra Mps e Deutsche Bank su Santorini nel 2013 comportò un onere una tantum di 194 milioni di euro sui conti della banca italiana. Mps, per chiudere il contratto, pagò una transazione da 525 milioni, con uno sconto di circa 220 milioni sui valori di mercato. Il fascicolo su Antonveneta partito da Siena riguarda il reperimento dei mezzi finanziari necessari per l'acquisizione da oltre 10 miliardi di euro di Antonveneta nel 2007 e vede indagati ancora gli ex vertici di Mps e JP Morgan per ostacolo all'autorità di vigilanza e manipolazione del mercato.   TRUFFA AI DANNI DI MPS - SIENA E' il fascicolo ribattezzato l'inchiesta sulla "banda del 5%". Le indagini sono condotte dalla procura di Siena e l'ipotesi di reato è associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni della banca senese. Gli indagati sono 11, fra i quali ancora Baldassarri oltre a ex funzionari della banca e broker finanziari. Secondo la procura, a Mps sarebbero stati ottratti almeno 47 milioni di euro. La procura di Siena è in attesa di una rogatoria da Singapore. Tutti i principali indagati, al momento dell'emersione di questa indagine in occasione di perquisizioni nel febbraio 2014, hanno respinto ogni addebito. (Reuters)
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