sabato 19 ottobre 2013
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Il fronte della imprese è compatto. Quello dei sindacati cercherà una linea comune lunedì, in un incontro tra i leader di Cgil, Cisl e Uil. Nel mirino c’è la legge di Stabilità che, in attesa di un testo definitivo che tarda ad arrivare, non piace a nessuna delle parti sociali. Mancano tagli consistenti alla spesa pubblica e una riduzione incisiva del cuneo fiscale, ovvero quelle che sarebbero le leve per la ripresa economica, hanno scritto in un comunicato congiunto diffuso ieri Abi, Alleanza delle Cooperative Italiane, Ania, Confindustria, Rete Imprese Italia. Da Napoli, dove è in corso il convegno dei Giovani Confindustria il presidente Jacopo Morelli è anche più esplicito: «Ci aspettavamo una Legge di stabilità coraggiosa e di rottura e non è stato così», ha detto, e se il governo «annuncia come un trionfo quello di essere riuscito a sventare l’aumento delle tasse, significa che è sordo alla voce del Paese reale». Per gli industriali "junior" la politica fiscale «anziché il lavoro, continua a favorire la rendita, che resta più tutelata e meno tassata».Nella nota comune le associazioni di impresa annunciano che proporranno al Parlamento alcune modifiche, «a partire da una riduzione più incisiva del cuneo fiscale e del costo del lavoro, che abbia effetti sensibili sulla competitività delle imprese e sul reddito disponibile dei lavoratori». Propongono inoltre di «agire sull’accesso al credito sia attraverso le garanzie sia attraverso la patrimonializzazione delle imprese e delle banche, trovando risorse sia strutturali sia straordinarie (rimpatrio dei capitali, rivalutazione quote della Banca di Italia) e dando impulso alla ricerca e all’innovazione».Nella legge presentata dal governo, sottolineano imprenditori, artigiani e commercianti, «manca invece una rapida e decisa azione di tagli alla spesa pubblica e l’indicazione di una prospettiva di ammodernamento strutturale dello Stato e di ridefinizione dei compiti della sfera pubblica, da avviare subito».Sul fronte sindacale lunedì si incontrano i tre segretari generali. Susanna Camusso (Cgil) anche ieri non ha risparmiato critiche alla legge, degna a suo dire di «un governicchio che non sceglie». Sul tavolo dell’incontro c’è anche l’ipotesi di uno sciopero, di cui hanno parlato la stessa Cgil e la Uil di Luigi Angeletti, ma su cui per adesso frena («è prematuro parlarne») la Cisl di Raffaele Bonanni che sottolinea tuttavia l’esigenza di puntare su modiche alla legge che diano una boccata d’ossigeno ai consumi e chiede un incontro con Enrico Letta.Il governo ha deciso di tagliare il costo del lavoro stanziando poco più di 2,5 miliardi nel 2014 tra riduzione dell’Irpef sui redditi medio-bassi (1,5 miliardi), limatura dell’Irap sul costo del lavoro (40 milioni) e minori premi Inail (1 miliardo). Letta ieri ha confermato che sarà il Parlamento a decidere come impiegare il bonus per ridurre le tasse sugli stipendi, magari concentrandolo sulle classi di reddito più basse e le famiglie più numerose. Ma le risorse complessive sono quelle. Intanto si attende che il testo della legge sia depositato alle Camere. Mentre continuano a fioccare indiscrezioni su diversi aspetti del testo non proprio rassicuranti. Come la clausola di garanzia sulla revisione della spesa pubblica: se la razionalizzazione non sarà abbastanza rapida ed efficace, potrebbe scattare un taglio agli sconti fiscali (cioè un aggravio della pressione) e una maggiorazione di accise e aliquote pari a 10 miliardi in tre anni. Attesa anche per la Trise, la nuova <+corsivo>service tax<+tondo>: nelle bozze circolate non sarebbe contemplata la detrazione di 200 euro (aumentata in base al numero dei figli) che era invece prevista dalla vecchia Imu prima casa e grazie alla quale erano dispensati dal pagamento quasi 5 milioni di immobili di basso valore catastale.
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