domenica 16 ottobre 2016
Enel assieme a Nissan nel "vehicle to grid". Con questa pagina si chiude l’inchiesta sulle dieci idee per riaccendere l’Italia. TUTTE LE PUNTATE
Quando l'auto elettrica dà una mano alla rete
COMMENTA E CONDIVIDI

Ese l’automobile del futuro fosse semplicemente una batteria con le ruote sotto? Il film è più o meno questo: arrivare a casa alla sera, guidando la propria vettura elettrica dopo averla ricaricata, magari alla colonnina dell’ufficio. Parcheggiare, “attaccare” la vettura alla rete, e con l’energia residua presente nella batteria dell’auto alimentare la luce e gli elettrodomestici di casa. O addirittura rivendere l’energia alla rete stessa, negli orari di maggiore richiesta, guadagnando in cambio beni o servizi. Fantascienza? No, visto che tutto ciò già avviene, in via sperimentale. In Inghilterra e in Danimarca però, mentre in Italia norme e burocrazia rendono al momento irrealizzabile questa grande rivoluzione tecnologica. In sostanza, trasformare la propria auto elettrica in una “centrale portatile”, integrandola nell’infrastruttura è l’orizzonte del V2G (“Vehicle-to-Grid”), frutto della partnership tra la Nissan ed Enel, siglata nell’ambito della Cop21 del 2015 a Parigi.

Dopo l’installazione delle prime 40 unità V2G in Danimarca nel gennaio scorso, altre 100 ne sono state inaugurate nel Regno Unito in altrettanti siti predefiniti con privati e gestori di flotte aziendali di Nissan LEAF e del van elettrico Nissan e-NV200. Collegandosi alla rete nazionale elettrica britannica, il test consente ai proprietari dei veicoli elettrici Nissan di rivendere alla rete l’energia accumulata nelle batterie dei loro veicoli.

Cedere l’energia posseduta in eccesso, in assoluto non è una novità. In Italia oggi sono già più di 700 mila le unità fotovoltaiche allacciate alla rete, ma nel nostro Paese i servizi di bilanciamento vengono realizzati attraverso sistemi non ecologici (turbogas), ben diversi dall’impatto- zero promesso dal binomio auto elettrica+colonnina V2G che rappresenta un nuovo modello di mobilità integrata, già realizzata e realizzabile dove numeri, contesto, legislazione e infrastrutture consentono approcci diversi e più evoluti. «È però ora - come spiega Ernesto Ciorra, direttore Funzione Innovazione e Sostenibilità di Enel - di uscire da certi paradigmi del passato per affrontare il futuro energetico in maniera davvero sostenibile. E ribaltare il concetto di fornitore/ fruitore, come tutte le start updi maggior successo attuale hanno dimostrato di saper fare».

Dunque anche per la corrente elettrica dobbiamo abituarci all’idea che chi la usa per muoversi, potrà anche produrla. Ma non è strano, o almeno penalizzante, per il Paese che un’eccellenza italiana come Enel abbia dovuto trovare un partner giapponese per avviare un progetto così innovativo e avviarla all’estero? «Noi siamo leader al mondo nelle tecnologie smart, prima utility ad aver introdotto il contatore elettronico nella sua rete di distribuzione e prima al mondo ad aver sviluppato colonnine di ricarica V2G. Nissan è un leader nel settore della mobilità elettrica ed una tra le poche case automobilistiche ad avere abilitato i propri veicoli al V2G. L’abbinamento è stato naturale».

Questo anche perchè l’Italia non ha purtroppo le infrastrutture, nè le norme regolamentari necessarie per un simile salto in avanti? «Abbiamo scelto la Danimarca come Paese pilota in quanto ha un difetto di capacità di generazione, che richiede l’impiego di fonti alternative, oltre ad un quadro regolatorio favorevole che consente ai privati di fornire servizi di bilanciamento alla rete. Oggi possiamo mettere a disposizione del Paese e di tutti i costruttori il know-how per la ricarica e quanto necessario per rendere le auto compatibili con il V2G».

Il resto dovrebbe farlo il legislatore. Ma quali sono i benefici reali per il cliente? «Grazie alla diffusione della mobilità elettrica, i costi si potranno abbattere e in teoria tale servizio potrebbe essere aperto a tutti. Il modello prevede che Enel fornisca la colonnina di ricarica V2G all’automobilista elettrico e i ricavi che l’operatore di rete corrisponderà per l’erogazione di servizi di bilanciamento saranno condivisi tra Enel e l’automobilista. Secondo uno studio del centro di ricerca danese Insero, i benefici per chi volesse utilizzare il V2G potrebbero raggiungere anche 1.500 euro l’anno, in funzione dell’utilizzo dell’auto ».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: