giovedì 20 marzo 2014
​Il 21 marzo a Roma manifestazione per le "donne crocifisse" organizzata dalla Comunità Giovanni XXIII; una petizione contro la prostituzione. IL VIDEO
Sanzionare il cliente: il "metodo Benzi" premiato dall'Europa
COMMENTA E CONDIVIDI
Donne crocifisse. Decine di migliaia di ragazze, spesso minorenni, costrette a battere le strade e i marciapiedi fetidi, ad esporsi seminude come merce, a prendere calci e pugni, a rischiare la vita, a non tornare a casa finché non hanno raccolto abbastanza. Dieci, venti clienti a notte. E a sfruttarle ci sono le mafie albanesi, russe, nigeriane e rumene che, con la connivenza di quelle italiane, si spartiscono il bottino spietato della tratta umana. Per «porre fine alla schiavitù della prostituzione» la Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato on line una petizione a Matteo Renzi, che in poche ore ha già raggiunto ventimila adesioni. E ha organizzato per domani sera a Roma una speciale Via Crucis "Per le donne crocifisse", durante la quale parleranno alcune vittime salvate dalla schiavitù.«Vi prenderà parte un numero straordinario di istituzioni civili – racconta don Aldo Buonaiuto del servizio antitratta della Papa Giovanni –, l’adesione è trasversale perché su questo tema non ci si può dividere». Ministri e parlamentari, insieme a tutti i movimenti ecclesiali e a un mare variegato di realtà laiche e religiose, unanimi nella battaglia di civiltà. Tra i tanti testimonial anche Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, Luigi Ciampoli, procuratore generale della Corte d’Appello di Roma, Flaminia Giovanelli, sottosegretario del Pontificio consiglio Giustizia e Pace... «Varie categorie di donne a turno porteranno una croce di tre metri – continua don Aldo –: le donne del Parlamento, della polizia, della magistratura, della sanità, del giornalismo, le donne consacrate... Tra gli uomini solo i seminaristi saranno presenti, in quanto educatori delle future generazioni». La grande croce percorrerà il centro di Roma a simboleggiare le 120 mila ragazze schiavizzate, prigioniere, torturate.«Caro presidente Renzi – si legge nella petizione (www.citizengo.org) – la prostituzione rappresenta una forma di violenza inaccettabile, nonché una violazione della dignità e dei diritti umani. Le chiedo di adoperarsi per la promozione di adeguate misure di contrasto di questo fenomeno...». Al presidente del Consiglio la Papa Giovanni XXIII indica la via più diretta, spiana anzi la strada: «Basta seguire la Direttiva europea numero 36 del 2011 e la Risoluzione Honeyball del Parlamento Europeo su sfruttamento sessuale e prostituzione e loro conseguenze per la parità di genere del 26 febbraio 2014».«Mentre in Italia alcuni deputati di Lega e Pd si inventano proposte di legge per riaprire le case chiuse, l’Europa va in direzione opposta – sottolinea Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità fondata da don Oreste Benzi –. Invitiamo tutti i cittadini, le associazioni, le istituzioni a chiedere con forza al governo italiano di intervenire non per regolarizzare ma per combattere il dilagante fenomeno, definito dalle Nazioni Unite come "una pratica incompatibile con la dignità umana". L’Unione Europea ha dato agli Stati membri un chiaro indirizzo, invitando ad adottare il cosiddetto modello nordico che vieta le prestazioni sessuali a pagamento, l’unico che si sia dimostrato efficace». I liberali Stati del nord, Svezia in testa dal 1999, applicano esattamente il metodo di don Benzi, ovvero, «colpire i clienti per fermare il mercato», perché schiavisti sono i criminali della tratta ma anche gli uomini che la alimentano. Come scritto nella risoluzione Honeyball, approvata a larga maggioranza dal Parlamento Europeo, «la regolarizzazione non sconfigge assolutamente la criminalità, al contrario toglie alle forze dell’ordine strumenti per intervenire».Svezia, Islanda, Scozia, Norvegia (e in ultimo Francia) hanno ottenuto notevoli risultati. Se in Italia molti si ostinano a sostenere che le giovani prostitute sono lavoratrici volontarie, la realtà è infinitamente diversa, soprattutto quando non si parla di escort italiane d’"alto bordo" ma di ragazze giunte da lontano per povertà, ricattate e tenute in scacco finché non hanno la cifra per liberarsi. «Riaprire le case chiuse sarebbe una sciagura, perché sono controllate dal racket – conclude Ramonda –. L’unica via è riconoscere in pienezza la dignità della donna, per questo chiediamo a tutti di unirvi a noi nel tempo della Quaresima: domani a Roma abbracceremo simbolicamente tutte le strade su cui 120mila donne ogni giorno sono crocifisse e innalzeremo la supplica al Signore per queste giovani sorelle». Appuntamento in piazza Santi Apostoli alle 19,30.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: