mercoledì 21 gennaio 2015
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La bella notizia è che l’affidamento familiare tiene nonostante la crisi economica. Quella cattiva è che in Italia i minori allontanati dalle loro famiglie d’origine, e quindi accolti da famiglie affidatarie o nelle comunità residenziali, sono ben 28.449. Ancora tantissimi, troppi, nonostante siano sempre meno del picco massimo, raggiunto nel 2007 con oltre 32mila casi.Sono alcuni tra i dati contenuti nel rapporto "Affidamenti familiari e collocamenti in comunità al 31 dicembre 2012", stilato dall’Istituto degli Innocenti di Firenze e appena pubblicato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Un rapporto in chiaroscuro e non sempre di facile lettura, proprio perché nel calderone delle "comunità residenziali" non distingue tra case famiglia e mini istituti, non contribuendo a quella chiarezza che gli addetti ai lavori da tempo chiedono.Il fenomeno dei minorenni allontanati dalla famiglia d’origine ed entrati nei luoghi d’accoglienza è una realtà complessa – avvertono gli autori –, che testimonia da un lato la fragilità delle famiglie e la crisi sociale, culturale ed economica, dall’altro i suoi sforzi per intervenire a favore dei bambini". Tiene, come dicevamo, l’affidamento familiare, passato dai 14.397 casi del 2011 ai 14.194 dell’anno dopo, mentre le "comunità residenziali" scendono da 14.991 a 14.255: ciò accade perché i servizi sociali fanno maggiore ricorso a strumenti di intervento più leggeri, che non comportino sempre l’allontanamento del bambino dalla famiglia d’origine. In teoria una scelta positiva, tra l’altro anche meno costosa, se non che "resta da interrogarsi sull’effettiva efficacia di queste misure".Curioso il rilevamento dei dati per fasce d’età nell’affido familiare, per il quale si conferma la prevalenza dell’età adolescenziale, il che smentisce l’idea diffusa che le famiglie siano propense ad accogliere solo o principalmente bambini molto piccoli: "Decisamente più contenute invece le percentuali che riguardano i piccoli di 3-5 anni e i piccolissimi di 0-2 anni, che complessivamente cumulano meno del 15% del totale degli accolti in affidamento familiare".Il che, sull’altro lato della medaglia, significa che "nelle fasce estreme di 0-2 anni (64%) e di 15-17 anni (66%) si concentrano le più alte incidenze di ricorso al collocamento nei servizi residenziali". Una situazione per la quale gli stessi autori usano la parola "criticità", poiché se per i ragazzi più grandi la comunità spesso è l’unica soluzione esperibile, per i bambini 0-2 anni il calore di una famiglia è esperienza necessaria. La loro presenza negli istituti rappresenta quindi qualcosa "su cui riflettere in riferimento a quanto disposto dalla legge 149/01". Proprio quella che a partire dal 2006 sanciva la chiusura degli istituti...
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