martedì 8 gennaio 2013
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Il primo a presentare ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro le condizioni inumane di detenzione è stato Izet Sulejmanovic, cittadino bosniaco. Dal luglio 2009 al settembre 2011, a seguito della sentenza “Sulejmanovic contro Italia” del 16 luglio (ricorso n. 22653/2003), sono state 1.580 le richieste arrivate sulla scrivania del difensore civico di Antigone che ha accettato di presentare 150 ricorsi davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro le condizioni inumane di detenzione. Di questi, 30 erano ricorsi collettivi, 60 singoli. Altri 200 sono stati presentati dai detenuti e supervisionati dal difensore civico.Da Asti a Palermo, le condizioni di vita denunciate dai detenuti sono molto simili tra loro. Al “Pagliarelli” di Palermo due vivono per venti ore al giorno in celle di otto metri quadri. Bisogna fare poi i conti con scarsità di luce, bagno privo di acqua calda e di finestra, possibilità di accesso alla doccia soltanto per tre volte a settimana, assenza di riscaldamento. Sedici persone hanno invece presentato ricorso dal carcere di Prato: due persone trascorrono 18 ore al giorno in celle di 5 metri per 2,8 metri. Anche in questo caso, bagno privo di acqua calda e di finestre, docce fatiscenti, celle sprovviste di interruttore interno per l'accensione della luce. Per l'ora d'aria i detenuti devono rinunciare a fare la doccia e mancano le cure specialistiche, effettuate solo per casi particolarmente gravi. Condizioni difficili anche a Poggioreale, dove un detenuto denuncia la presenza di 12 o 13 persone in celle di 8 metri per 4. Gli spazi adibiti a bagno e cucina sono uniti tra loro, le finestre sono munite di schermature. Il tempo trascorso in cella è di 22 ore. Ad Asti, 20 detenuti denunciano celle di 4,46 per 2,43 metri in cui vivono per 20 ore al giorno due detenuti, finestre con doppie grate apribili soltanto in parte, bagno privo di acqua calda e di finestra.
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