giovedì 15 marzo 2012
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La novità della sentenza della Cassazione in merito a una sorta di possibile equiparazione fra i diritti delle coppie coniugate a quelli delle coppie di fatto, non è tanto nel principio generale che asserisce, già riconosciuto, quanto nell'ammissione dell'irrilevanza dell'identità sessuale nella definizione di questo rapporto. D'altro canto la Cassazione sancisce anche che le coppie omosessuali con l'attuale legislazione "non possono far valere il diritto a contrarre matrimoni" in linea con quanto affermato dalla sentenze della Corte Costituzionale. È quanto afferma ai microfoni della Radio Vaticana il presidente dei Giuristi Cattolici Italiani Francesco D'Agostino."Mi pare che, adesso - spiega D'Agostino - la Corte di Cassazione si sia mossa secondo le linee indicate dalla Corte Costituzionale, riconoscendo che, per rapporti di coppia come quello di cui stiamo parlando, si deve applicare non una nuova normativa - che solo il legislatore potrebbe elaborare - ma si potrebbero applicare, secondo specifiche esigenze per le coppie di fatto omosessuali, situazioni già previste per le coppie coniugali". "Questo - ha precisato il giurista - avviene già, in Italia, per le coppie di fatto eterosessuali per cui, in molti casi, si applicano normative previste per le coppie coniugali"."Quello che mi sembra da notare - aggiunge - è che, seguendo la Corte Costituzionale, la Cassazione, con una sentenza che certamente farà discutere, ha ritenuto irrilevante l'identità di sesso per la qualificazione di questo rapporto di coppia". Quindi il giurista spiega: "A mio avviso, dietro a tutta questa dinamica - che riguarda ormai la grande maggioranza dei Paesi occidentali - non c'è tanto una nuova consapevolezza del valore del rapporto di coppia omosessuale quanto, piuttosto, una continua e, sembra, inarrestabile perdita di valore dell'essenza del matrimonio in quanto tale"."Quanto più il matrimonio - afferma ancora D'Agostino - viene interpretato come un'esperienza eticamente ed antropologicamente fragile, e priva comunque di un grande spessore sociale, tanto più diventa facile equiparare al matrimonio esperienze di rapporto - come quella omosessuale - che, con il matrimonio autentico, hanno ben poco a che fare, ma che possono diventare apparentemente simili al matrimonio quando il matrimonio eterosessuale viene progressivamente svuotato di senso, di valore o di dignità".BELLETTI (FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI): PRONUNCIAMENTO PREOCCUPANTE"Il pronunciamento della Cassazione ci preoccupa molto, perché con una motivazione di oltre 80 pagine mette in discussione un impianto normativo e una tradizione culturale che è consolidata storicamente e che si fonda anche sul dettato costituzionale". Così commenta a caldo Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari. "Per noi l’identità tra famiglia e relazione eterosessuale nel progetto matrimoniale è un valore storico culturale, ma è anche un dato normativo che corrisponde alla tradizione del nostro Paese e di cui siamo orgogliosi. La tutela dei diritti delle persone va costruita in modo rigoroso ma non può sovrapporsi alla tutela della famiglia così come è rappresentata nelle nostre norme e nel nostro sentire più diffuso".GIOVANARDI: MAGISTRATI CONFONDONO LORO OPINIONI CON RUOLO DEL PARLAMENTO"La Cassazione ha stabilito principi assolutamente condivisibili in sintonia con quanto da anni non ci stanchiamo di ripetere e cioè: nel quadro costituzionale e legislativo vigente in Italia le coppie omosessuali 'non possono far valere il diritto a contrarre matrimonio né il diritto alla trascrizione del matrimonio celebrato all'estero; possono vivere liberamente una condizione di coppia; in presenza di specifiche situazioni hanno diritto ad un 'trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata". Così Carlo Giovanardi, senatore Pdl, a proposito della sentenza della Cassazione che ha riconosciuto il diritto ad una vita familiare ad una coppia omosessuale di Roma."Questo trattamento in casi specifici - dice ancora Giovanardi - è già possibile a legislazione vigente perché, come abbiamo più volte sottolineato, la giurisprudenza in Italia è sempre stata molto attenta nel evitare discriminazioni  di diritti in qualsiasi forma  di convivenza anche se non certificata da un matrimonio".Per quanto riguarda invece "l'osservazione della Cassazione 'che è stata radicalmente superata la concezione secondo cui la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile, per così dire naturalistico, della stessa esistenza del matrimonio', siamo al solito vizio dei magistrati italiani di confondere una loro semplice opinione personale, che vale come quella  di qualsiasi cittadino italiano, con il ruolo che in un paese democratico spetta al popolo e ai suoi rappresentanti".

ROCCELLA: NON CASUALE STESSO GIUDICE DEL CASO ENGLARO"Non trovo casuale che il giudice sia lo stesso che nel 2007 presiedeva la corte di Cassazione quando è stata emessa la sentenza Englaro". Così Eugenia Roccella, deputata Pdl, all'AGI commenta la sentenza della Cassazione sulle coppie gay. "È palese - sottolinea la Roccella - il tentativo di forzare il dettato della legge. Nel caso Englaro l'interpretazione era data in maniera estrema, in questo caso invece il giudice ha dovuto riconoscere che c'era l'impossibilità di trascrivere il matrimonio ma non è riuscito a sottrarsi alla tentazione di fornire suggerimenti di tipo creativo. Il rischio, in entrambi i casi, è intervenitre sulla legge e non di applicarla".

LUPI: SENTENZA STRUMENTALIZZATA "La sentenza della Cassazione sulle coppie omosessuali va letta con grande attenzione ma ci dispiace constatare che già da subito sono partite forzature e strumentalizzazioni politiche ed ideologiche. Lo abbiamo sostenuto più volte: il matrimonio è quello tra uomo e donna, come sancisce la nostra Costituzione. Altra cosa sono i diritti soggettivi che vengono ampiamente tutelati dal nostro codice civile". Così Maurizio Lupi, vice presidente Pdl della Camera dei deputati, commenta la sentenza della Cassazione sulle coppie gay.

GAMBINO: SENTENZA CONTRASTA CON DIRITTO FAMILIARE"Contrasta con le norme del diritto di famiglia previste dall'ordinamento giuridico italiano il riconoscimento di un 'diritto alla vita familiarè delle coppie gay". Lo afferma il professore Alberto Gambino, ordinario di diritto civile e direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell'Università Europea di Roma, commentando la sentenza della Cassazione depositata oggi. "Codice civile e Costituzione italiana indicano con chiarezza che la diversità di sesso dei coniugi costituisce presupposto indispensabile della famiglia e che solo a tale forma di unione il legislatore riconosce tutela e rilevanza giuridica in quanto si tratta di cellula fondante della nostra società umana, potenzialmente orientata alla finalità procreativa", ricorda il giurista cattolico, per il quale, "proprio per questo motivo la famiglia coniugale è meritevole di norme di protezione di rango superiore rispettoad altre forme di unioni affettive".

BUTTIGLIONE: MUTUO RICONOSCIMENTO, NESSUNA NOVITA' "Mi spiace dover raffreddare gli entusiasmi di chi pensa che la recente pronuncia della Cassazione abbia introdotto in Italia il matrimonio omosessuale e vorrei anche contenere l'indignazione di quelli che, per la medesima ragione ma con valutazione opposta, sono pronti a rimproverare aspramente i nostri giudici. Le sentenze bisogna leggerle prima di commentarle ma dal poco che ho potuto capire mi sembra che questa volta la Cassazione abbia fatto onestamente il proprio dovere": così Rocco Buttiglione presidente dell'Udc.

"Due cittadini europei dello stesso sesso uniti in matrimonio in un Paese comunitario in cui viga il matrimonioomosessuale hanno diritto in Italia a godere delle protezioni giuridiche di cui godono nel loro Paese. Per l'ordinamento italiano il loro non sarà un matrimonio ma se, per caso, uno dei due dovesse morire l'altro erediterebbe secondo i principi che nel loro Paese regolano la successione fra coniugi. Questa - spiega - è semplicemente una conseguenza di un principio generale del diritto europeo che è quello del mutuo riconoscimento. Ogni Paese tutela nel proprio ordinamento le situazioni giuridiche lecitamente costituite nell'ordinamento di un altro Paese membro. Nulla di nuovo sotto il sole".

"Nessun obbligo per il nostro Paese di cambiare la sua legislazione. Si tratta infatti di un tema riservatoesclusivamente alla competenza degli Stati membri. Certo, i giudici potevano fare a meno di scrivere che 'è stata radicalmente superata la concezione secondo la quale la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile della stessa esistenza del matrimoniò. Questa è una loro opinione privata che non ha nessun effetto giuridico ed avrebbero fatto meglio a tenerla per sè. Dicono invece giustamente - conclude Buttiglione - che le nozze gay non si possono trascrivere nel nostro Paese 'semplicemente per loro inidoneità a produrre, quali atti di matrimonio, qualsiasi effetto giuridico nell'ordinamento italianò".

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