mercoledì 9 ottobre 2013
Messaggio alle Camere: Italia umiiata, si rischia raffica di indenizzi. «Si tratta di doveri costituzionali che traggono forza da una drammatica motivazione umana e morale ispirata a fondamentali principi cristiani». Scontro con i 5 Stelle: «Ve ne fregate dei problemi della gente e dei detenuti».
DOCUMENTO Il testo del messaggio del presidente
LA SCHEDA Centosettanta detenuti ogni cento posti letto
PIANETA CARCERI Vai al dossier
Debito da sanare di Danilo Paolini
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 Camere intervengano per porre rimedio al problema del sovraffollamento carcerario che ha messo il nostro Paese in una «condizione umiliante», valutando anche un provvedimento generale di clemenza, indulto o amnistia. Non è la prima volta, certo, che il presidente della Repubblica segnala il tema della condizione dei detenuti, nei sui 8 anni al Quirinale. Ma stavolta nelle sue parole c’è un salto di qualità, che poi troverà riscontro anche nel termine poco protocollare con cui sbotterà da Cracovia, a precisa domanda sull’ennesima minimizzazione interpretativa filo-berlusconiana che viene data alle sue parole. Da parte parte di chi - ce l’ha con i Grillini, Napolitano - mostra di «fregarsene» del tema che lui ha posto. Ma al di là delle parole, e della lunghezza della lettera del presidente della Repubblica, quel che colpisce è la scelta senza precedenti nella sua pur lunga permanenza al Colle di un istituto che pareva quasi desueto, ossia il messaggio alle Camere, in base all’articolo 87 della Costituzione. Sono le 16, quando i due presidenti Pietro Grasso e Laura Boldrini ne danno solenne lettura nelle rispettive Camere. «L’Italia viene a porsi in una condizione umiliante sul piano internazionale per violazione dei principi sul trattamento umano dei detenuti», scrive Napolitano ai parlamentari.

Non accadeva da 11 anni, ultimo messaggio fu infatti nel 2002 quando Carlo AzeglioCiampi investì le Camere del tema della libertà di informazione. Napolitano spiega di non avervi fatto riscorso mai prima proprio per via della «non felice esperienza» precedente, che lui prova a ribaltare, stavolta, ponendo il tema carceri «con la massima determinazione e concretezza».

Il presidente ricorda la sentenza dello scorso gennaio della Corte Europea dei diritti dell’uomo, che condanna il nostro Paese per un «problema sistemico di malfunzionamento» degli istituti di pena che genera una «prassi incompatibile con la Convenzione». Una «sentenza pilota» che fissa il termine di un anno (che scade quindi il prossimo 8 gennaio) per porre fine a una «lesione del diritto». Un «dovere ugente», lo definisce, per via di questa scadenza che pende come una spada di Damocle, che imporrà «equi indennizzi previsti dall’articolo 41 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani», in base al «rilevante numero di ricorsi ora sospesi», che ci esporranno a «condanne che saranno prevedibilmente numerose». Una situazione - ricorda Napolitano - che è sotto la lente anche della Corte dei Conti.Una questione di legalità violata del diritto internazionale, quindi, che comporta anche il rischio di un salasso per le nostre già depauperate casse statali. Ma anche una palese violazione del nostro diritto interno, che sancisce in Costituzione la «finalità rieducativa della pena», e il divieto di espiazione della stessa in «condizioni contrarie al senso di umanità». Doveri costituzionali, che «traggono forza - ricorda il capo dello Stato - da una drammatica motivazione umana e morale ispirata anche a fondamentali principi cristiani».Nelle 12 pagine del suo messaggio Napolitano affronta tutte le strade ipotizzate e ipotizzabili. Il maggiore ricorso alla «messa in prova», riducendo i casi di custodia cautelare. La possibilità per i detenuti stranieri di espiare la loro pena nei loro Paesi di origine. Ma sono «necessari»avverte, anche rimedi straordinari», tra cui «depenalizzazione e domiciliari», ma non è escluso che si debbano valutare anche altre strade, provvedimenti generali di clemenza: «All’indulto potrebbe aggiungersi un’amnistia», propone.

Una strada che sembrava abbandonata, visti i precedenti, che per l’amnistia risalgono addirittura a 23 anni fa. Le ragioni, per il Quirinale, sono da ricercarsi nel rafforzato quorum portato a due terzi, ma anche nella «ostilità» diffusasi nell’opinione pubblica. Ostacoli non insormontabili, guardando con attenzione alla portata del provvedimento. Napolitano conviene sulla necessità di «evitare che incida su realti di rilevante gravità e allarme sociale», e fa un esplicito riferimento alla violenza contro le donne. Ma quanto a possibili limiti di pena massimi e alla concreta «perimetrazione» essa è «esclusiva competenza del Parlamento», ricorda.Dunque, lascia intendere, nessuna intenzione può essere attribuita al Colle di intervenire sui casi che tanto scaldano il dibattito politica, ossia la condanna e i processi in itinere riguardanti Silvio Berlusconi. Ma quando il messaggio arriva alle Camere nella sua interezza la macchina infernale di 5 Stelle è già partita, attraverso il Web. Napolitano sa, a Cracovia gli chiedono di replicare: «Hanno un pensiero fisso e se ne fregano dei problemi della gente e del Paese. E non sanno quale tragedia è quella delle carceri. Non ho altro da dire. Va bene?», risponde stizzito.

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