giovedì 3 luglio 2014
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Non è l’Italia il Paese con il maggior numero di profughi. E non lo è neanche adesso che gli sbarchi si sono moltiplicati quasi per dieci rispetto a un anno fa. Secondo i ricercatori della Fondazione Moressa «l’aumento degli sbarchi e la forte crescita di domande di asilo fanno intuire che la situazione dell’immigrazione nel 2014 rischia di essere difficile da gestire, soprattutto se l’Italia dovrà gestirla da sola». «Considerando il numero di richiedenti asilo in rapporto al numero di stranieri residenti (in regola con le norme sul soggiorno, ndr), l’Italia registra l’incidenza percentuale più bassa (0,6%) assieme al Regno Unito, ben al di sotto della media europea (2,1%) e ben distante da Paesi come Svezia (8,2%), Ungheria (13,4%) o Polonia (25,7%)». Lo spiega lo studio che ha analizzato i dati e incrociato le informazioni su base comunitaria. Da gennaio al 19 maggio 2014 il numero di migranti arrivati via mare nel nostro Paese è di nove volte superiore allo stesso periodo del 2013; la regione maggiormente coinvolta è la Sicilia, in cui si registra il 97% degli sbarchi del 2014. Nel triennio 2011-2013 l’andamento degli sbarchi è stato instabile: se nel 2011 sulle coste italiane sono arrivati quasi 63 mila migranti, l’anno successivo si è registrato un crollo dell’80% (13 mila), per poi registrare un’ulteriore crescita nel 2013 (43 mila). Anche i punti di arrivo sembrano essersi diversificati nel tempo: se nel 2011 oltre l’82% dei migranti sbarcava a Lampedusa, Linosa e Lampione, nel 2013 in queste isole si registra solo il 34% degli sbarchi totali, mentre le altre località della Sicilia sono passate dal 7% al 47%. Questo soprattutto per effetto dell’operazione Mare Nostrum, i cui mezzi di soccorso accompagnano i migranti sulla terra ferma e non sulle isole minori. È assodato che i conflitti aumentano le fughe di massa. Non a caso ai primi posti tra i profughi che giungono sulle coste dell’Europa Meridionale ci sono gruppi provenienti da Paesi con una forte instabilità interna. Tra le prime tre nazionalità riscontrate vi sono Eritrea (11 mila), Siria (5 mila), Mali (quasi 4 mila). Quasi un terzo del totale di tutti i migranti. L’Italia pur essendo considerata la "porta d’Europa", non è affatto tra i primi Paesi Ue per numero di richiedenti asilo presenti sul proprio territorio. Gli ultimi dati disponibili risalgono al 31 dicembre e vede in cima alla lista la Germania con 127 mila presenze, seguita da Francia (65 mila) e Svezia (54 mila). Con 28 mila richiedenti asilo, l’Italia si colloca al quinto posto dietro al Regno Unito. Dei 28 mila richiedenti asilo presenti in Italia nel 2013, circa 3.500 (12,8%) provengono dalla Nigeria. Tra le nazionalità più rappresentate, troviamo anche il Pakistan (11,8%) e la Somalia (10,3%). Nel complesso dell’Unione Europea il numero di presenze di profughi è aumentato, raddoppiando dal 2008 al 2013 (da 226 mila a 435 mila). Nell’ultimo anno, in particolare, l’aumento è stato del 29,5%. Nel nostro Paese il numero di richiedenti ha subito un andamento incostante. Dai 30 mila del 2008 si è scesi a 10 mila nel 2010. Il 2011 è stato invece l’anno con il picco massimo: oltre 40 mila. Nel 2012 il numero si è ridotto a 17 mila, per tornare a crescere del 61,1% nel 2013. Se nei primi mesi del 2014 si è arrivati a quasi 20mila istanze per il riconoscimento dello status di rifugiato, e considerando che al 31 dicembre 2013 erano presenti nel nostro Paese 28 mila richiedenti asilo, si può ipotizzare che entro la fine dell’anno le presenze complessive supereranno le 40 mila unità registrate nel 2011, anno dell’emergenza "Nordafrica".
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