sabato 17 gennaio 2015
Alfano ad Ankara: «Serve cooperazione contro jihadisti e trafficanti di uomini». l ministro dell’Interno ha chiesto all’omologo turco più controlli sui fondamentalisti in transito e collaborazione tra 007. Ankara chiede sostegno Ue e fondi.
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Con due guerre lungo i confini, il continuo transito di combattenti jihadisti, le coste trasformate in banchine per profughi costretti all’emigrazione irregolare per chiedere asilo all’Europa, la Turchia è sempre più un Paese nevralgico sullo scacchiere mondiale e nei rapporti con l’Ue, che vorrebbe da Ankara maggiori controlli su terrorismo e immigrazione.Perciò il ministro dell’Interno Angelino Alfano ieri ha incontrato il suo omologo turco Efkan Ala. «È importante la collaborazione con la Turchia attraverso cui si può ridurre il transito dei combattenti stranieri verso i teatri di guerra e far calare quindi il rischio terrorismo per l’Europa», ha detto Alfano al termine del colloquio ad Ankara. Fonti di entrambe le delegazioni confermano che il vertice si è svolto in un clima costruttivo.Consapevole del suo ruolo, il Paese sul Bosforo alza il prezzo, chiedendo ai governi europei di cambiare atteggiamento. Ankara si è sentita spesso sotto accusa, ma ora chiede all’Ue di giocare da partner su più fronti: investimenti, supporto nella politica con gli instabili vicini (Siria e l’Iraq del Califfato) e fondi per assistere i rifugiati. «La Turchia - ha ricordato Alfano - è il Paese che accoglie oltre un milione di profughi dalla Siria e da altri teatri. Si tratta dunque di un Paese strategico. Attraverso lo scambio di informazioni di polizia ed intelligence possiamo raggiungere risultati migliori».Nel corso del colloquio non sono mancate una serie di richieste molto nette. L’Italia ha domandato ad Ankara di operare un’inequivocabile giro di vite che possa sbarrare la strada agli aspiranti mujaheddin che raggiungono le zone di guerra. Le autorità turche in varie circostanze si sono mostrate ben informate. Ma la cooperazione con l’Ue ha registrato alcuni singolari incidenti. Come quando un gruppo di presunti jihadisti che avrebbe dovuto essere rimpatriato a Parigi, invece venne rispedito a Marsiglia, prendendo in contropiede gli 007 transalpini.«Al centro dell’incontro - veniva anticipato da una nota del Viminale – i temi del potenziamento della collaborazione strategica tra Italia e Turchia per la lotta al terrorismo, con particolare riferimento alla questione dei "foreign fighters", e per il contrasto all’immigrazione irregolare, anche in relazione ai recenti casi delle navi cariche di migranti provenienti dal Mediterraneo orientale e abbandonate dai trafficanti di esseri umani a ridosso delle coste italiane».Ma è sul versante dell’immigrazione che «la collaborazione tra i due Paesi è essenziale per intercettare le reti dei trafficanti che utilizzano le rotte di quest’area del Mediterraneo», spiegano dal Viminale. I trafficanti di esseri umani stanno cambiando le rotte, passando dal Mediterraneo centrale a quello orientale: «I barconi non stanno arrivando più in Sicilia ma sulle coste delle nostre regioni orientali», ha annotato Alfano, riferendosi alle vecchie navi cargo che «vengono riempite di migranti, orientate verso le nostre coste e abbandonate alla deriva. Serve la collaborazione della Turchia per bloccare questa rotta». Dal ministro Ala l’Italia si aspetta «una grande mano, non facendo partire queste imbarcazioni». A parole la Turchia ci sta, ma nei fatti la risposta del governo di Ankara è stata interlocutoria. Il capo della sicurezza interna di Ankara, a quanto trapela, ha sostenuto che i mercantili salpano vuoti dal porto di Mérsin, ma poi con dei barchini i migranti vengono caricati a piccoli gruppi quando la nave è al largo. In altre parole, la polizia marittima avrebbe difficoltà a fermare cargo vuoti, perché non vi è nulla di illegale, mentre è molto difficile individuare i gommoni che fanno la spola tra i mercantili e le coste. Osservazioni seguite da un appello a un maggiore sostegno dei Paesi Ue ad Ankara.Come dire che in questo frangente non è la Turchia ad avere bisogno dell’Europa, ma il contrario. E da come verrà recepito questo messaggio dipende non solo la sorte dei migranti, ma la sicurezza del Vecchio Continente.
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