lunedì 25 agosto 2014
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Sui tanti migranti soccorsi in mare, le centinaia di morti e le polemiche nazionali e internazionali su Mare Nostrum monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei, ha rilasciato un'intervista alla Radio Vaticana. È un momento di forte preoccupazione, perché “Mare Nostrum” è stata una grande operazione umanitaria e di pace, con strumenti militari. L’annuncio della sospensione potrebbe anzitutto intensificare l’arrivo di altri profughi e di altri rifugiati, e dall’altro lato potrebbe portare ancora indietro di un anno, a quel 3 ottobre, in cui oltre 350 persone hanno perso la vita e farci tornare a piangere su dei morti perché non siamo in grado di presidiare un mare che è nostro e che è il nostro confine, non solo come Italia: come Europa. In Italia ci sono forti spinte politiche affinché, appunto, “Mare Nostrum” abbia un termine, e questo sta andando avanti dall’inizio dell’operazione, c’è chi l’ha osteggiata. Mentre in Europa, nessuno sembra voglia effettivamente farsi carico della salvaguardia di queste persone … Credo che di fronte alle due soluzioni che abbiamo visto per presidiare il Mediterraneo e per salvaguardare le persone in fuga che lo attraversano, di fronte a queste due soluzioni, che sono state “Frontex” e “Mare Nostrum”, quest’ultima ha dimostrato che si possono utilizzare strumenti della Marina militare non solo per presidiare i confini, ma anche per creare, di fatto, un corridoio umanitario. Credo che su questo occorrerebbe riflettere. E che poi si chiami “Mare Nostrum” o si chiami “Frontex”, ma trasformato in questa soluzione che è stata il corridoio umanitario di “Mare Nostrum”, poco importa. L’importante è non perdere questa grande possibilità che è stata dimostrata dall’Italia, di fare del Mediterraneo un canale umanitario per salvare e per accompagnare tantissime persone. È chiaro che da solo “Mare Nostrum” non basta, l’Europa non è assente soltanto in questa operazione, ma è assente anche in una politica internazionale che tante volte vede due grandi blocchi ancora decidere le soluzioni dei Paesi al confine con l’Europa. Certamente il secondo elemento importante che dovrebbe accompagnare “Mare Nostrum” è una riflessione diversa su come è presente l’Europa in quei Paesi del Nordafrica che hanno visto una rivoluzione: come è presente in Medio Oriente, in una guerra che è ripartita in maniera impressionante; come è presente, l’Europa, in Iran e in Iraq; come è presente l’Europa in Ucraina, perché non dimentichiamo che l’Ucraina è un altro confine importante che potrebbe creare un esodo di migliaia di persone. Questi aspetti chiedono assolutamente una politica. L’Europa non può essere assente da questa realtà!  Come ha scritto lei, questo aumento di migrazioni forzate richiede un aumento degli strumenti di protezione internazionale. Ma questa necessità cede il passo alla sempre più forte chiusura che l’Europa sta manifestando nei confronti dei migranti… Il problema è qual è il tipo di governo che l’Europa sceglie e si è scelta. Se l’Europa sceglie la democrazia come governo, la democrazia chiede la tutela dei diritti dei richiedenti asilo, dei diritti dei rifugiati, dei diritti di chi è in fuga da situazioni di persecuzione religiosa e politica. In gioco di fronte all’emigrazione, oggi, non è semplicemente un discorso di accoglienza o di non accoglienza, in gioco è qual è il modello di democrazia che noi vogliamo scegliere, se vogliamo continuare, come abbiamo scelto dagli anni Cinquanta in poi, a ritenere che il diritto d’asilo è uno strumento importante di una Europa democratica. In gioco, di fronte a questa migrazione forzata che sta avvenendo, è: se l’Europa vuole diventare una "cittadella murata", chiusa o se vuole dimostrare la sua capacità democratica di rispondere a un diritto di persone che lo chiedono. E in questo caso è un diritto di asilo e di protezione umanitaria.

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