giovedì 13 novembre 2014
​Legambiente: più della metà delle scuole italiane costruite prima della normativa antisismica del 1974. Maglia nera al Sud. Drastica riduzione dei fondi. 
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Più della metà delle scuole italiane è stato costruito prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica del 1974 e almeno una su tre necessita di interventi urgenti di manutenzione. Il 9,8% degli edifici si trova in aree a rischio idrogeologico, il 41,2% in aree a rischio sismico e l'8,4% a rischio vulcanico. È la fotografia scattata dalla quindicesima edizione di 'Ecosistema Scuolà, l'indagine annuale di Legambiente, che raccoglie i dati relativi al 2013, sulle strutture e i servizi della scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 94 capoluoghi di provincia. Partendo da questi dati, l'associazione chiede di "ripartire da quelle opere davvero utili per sbloccare l'Italia e darle un nuovo futuro. Tra queste opere ci sono anche gli edifici scolastici italiani, molti dei quali, più di 41mila, hanno bisogno di interventi di riqualificazione e messa in sicurezza". "La difficoltà delle scuole italiane è testimoniata anche dalle storie di ordinaria emergenza di molte scuole superiori, la cui competenza rimane alle Province", segnala Legambiente chiedendo "che lo stesso percorso previsto per i comuni vada esteso anche alle Province, che devono avere la possibilità di sbloccare le risorse disponibili uscendo dal patto di stabilità". Per quanto riguarda il tema della sicurezza - informa Legambiente - su 6.648 edifici, circa il 58% è stato costruito prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica del 1974, mentre solo il 3,3% tra il 2001 e il 2013. In calo gli edifici scolastici dotati delle certificazioni essenziali. Scendono al 53,1% le scuole che hanno il certificato di agibilità (contro il 61,2% del 2012); al 30,9% quelle dotate del certificato di prevenzione incendi (nel 2012 erano il 35,9%); al 58,1% quelle con il certificato di agibilità igienico-sanitaria (nel 2012 erano il 73,8%). Rimangano, invece, stabili i dati relativi agli impianti elettrici a norma (83,9%), mentre crescono quelli relativi alle porte antipanico che passano dal 90,2% del 2012 al 96, 8% del 2013. Sul fronte della bioedilizia e della sicurezza solo lo 0,6% (dato uguale al 2012) delle scuole sono costruite secondo criteri di bioedilizia mentre sono il 7,8% quelle edificate con criteri antisismici - rileva l'indagine -. Per quanto riguarda la verifica della vulnerabilità sismica, sono il 22,2% gli edifici dove è stata effettuata contro il 27,3% del 2012; mentre se si considerano gli edifici dei soli Comuni a rischio sismico (zona 1 e 2) solo il 14,3% ha effettuato tale verifica (nel 2012 erano il 21,1%). In lieve crescita, invece, i dati sui requisiti in materia di accessibilità con l'84% degli edifici che ha i requisiti di legge; in calo quelli dove sono stati previsti interventi per l'eliminazione delle barriere architettoniche: si passa dal 16,4% del 2012 all'8,7% del 2013 a fronte di circa un 20% degli edifici che non possiede requisiti di accessibilità. Dalla ricerca di Legambiente emerge, inoltre, che il 32,5% degli edifici scolastici necessita di interventi urgenti, mentre il 47,7% è stato oggetto di manutenzione straordinaria negli ultimi 5 anni. "La messa in sicurezza e la riqualificazione energetica degli edifici scolastici - dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - devono essere uno degli obiettivi prioritari di questo Paese e un'occasione dalla quale partire per creare un altro sviluppo, per contribuire alla rigenerazione urbana, ma soprattutto per far uscire l'edilizia scolastica italiana dall'attuale stato di emergenza in cui si trova. Abbiamo bisogno di scuole più sicure ed energeticamente efficienti". "Sul piano dell'edilizia scolastica - aggiunge Vanessa Pallucchi, Legambiente Scuola e Formazione - rimane tuttora la grande assente, l'anagrafe scolastica, mai pubblicata e preposta a orientare una programmazione interistituzionale costante nel tempo". Tornando ai dati di 'Ecosistema Scuola', anche quest'anno per quanto riguarda la qualità del patrimonio edilizio emerge la disparità territoriale tra Nord, Sud e isole del Paese. Nelle prime quindici posizioni della classifica nazionale troviamo, infatti, città medie e piccole del Centro nord, mentre la maggior parte delle città metropolitane, esclusa Firenze al 17esimo posto e Torino al 23esimo, sono posizionate ben oltre la trentesima posizione. Indietro anche quest'anno il Sud che compare solo a metà classifica con Lecce che è la prima città meridionale in graduatoria al 21esimo posto. Alla disparità territoriale segue quella degli investimenti riguardanti sia la manutenzione straordinaria sia quella ordinaria. Risorse che diminuiscono dal 2012 al 2013 in media per ogni singolo edificio di circa 22mila euro, così come per la manutenzione ordinaria, che vede in media per ogni edificio ridurre di quasi 2mila euro l'esigua cifra di 8808 euro dello scorso anno. La drastica diminuzione dei fondi destinati alla manutenzione ordinaria coinvolge anche quelle regioni storicamente virtuose come l'Emilia Romagna e il Piemonte, che tornano a dichiarare interventi di manutenzione urgenti rispettivamente di circa il 20% e il 34% in più di scuole rispetto al 2009. Da segnalare come ancora una volta siano i comuni del Nord e del Centro a far da padroni nelle due top ten degli investimenti, mettendo più del doppio di risorse a edificio rispetto alle regioni del Sud, dove invece si registra una maggiore necessità degli interventi legati alla fragilità del territorio, al rischio idrogeologico, sismico e vulcanico.
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