mercoledì 30 settembre 2015
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«È il momento di dare precisi segnali di unità e superare le frammentazioni. Servono criteri inequivocabili, una sorta di vademecum per capire dove accogliere chi, in che tempi e come superare le non marginali questioni di carattere legale, fiscale e assicurativo». Padre Luigi Gaetani, presidente della Conferenza italiana dei superiori maggiori (Cism), indica lo sforzo che gli istituti religiosi hanno intrapreso per rispondere alla necessità di tendere una mano a profughi e richiedenti asilo. Per farlo, il religioso affronta il tema anche negli aspetti più pratici. «Siamo a disposizione della Conferenza episcopale italiana e della Caritas – aggiunge – per rendere più efficace la nostra opera sul territorio così da non andare in ordine sparso, aiutando anche lo Stato».L’accoglienza è legata «agli spazi disponibili e fruibili, alle diverse condizioni e alle responsabilità: per esempio va definito chi determina se una struttura sia a norma o meno per determinate finalità». Perché «un conto sono le esigenze di una comunità religiosa, altro conto quelle legate alla presenza di profughi e richiedenti asilo». Molto sarà più chiaro, spiega padre Gaetani, in occasione della prossima assemblea nazionale della Cism, in programma a Bari dal 3 al 6 novembre, intitolata, non a caso, "Il denaro deve servire e non governare", in cui sarà presentato un monitoraggio aggiornato dell’accoglienza nelle strutture dei religiosi e definite le prossime strategie di ospitalità. Nel frattempo, dopo l’invito del Papa a prendersi cura di chi fugge da guerre, persecuzioni, carestie, povertà, nessuno è rimasto insensibile. Gli esempi sono tanti. Da nord a sud. Come quello dei Paolini, a Vicenza, che accolgono 40 profughi; i padri Rosminiani, a Isola di Capo Rizzuto, sono nel progetto Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) che dà risposte quotidiane a 1.700 persone; i Sacramentini, a Bergamo, hanno abbracciato 60 profughi; altre 60 persone sono seguite dal Pime, ancora nel Bergamasco, a Sotto il Monte; mentre i padri Saveriani, a Salerno, ne ospitano 18. Ma sono esempi anche quelli dei padri Rogazionisti, a Messina, che prestano la loro assistenza sistematica a chi non ha casa, e dell’Opera Don Orione, a Roma, nei confronti degli indigenti. E molti altri casi potrebbero essere citati.Ma chi accogliere? «Anzitutto – evidenzia padre Gaetani – ci rivolgiamo a coloro che hanno avviato o concluso l’iter della domanda di asilo. Le nostre strutture non devono fare profitto ma sono a disposizione dell’umanità sofferente: nulla di nuovo, è quanto noi religiosi facciamo da secoli. E non ci tireremo certo indietro proprio adesso rispetto a quanto il Papa ci chiede nell’esercizio della carità e della misericordia, come dimostrano tutte le attività già in atto su questo fronte». A tal fine «serve conoscere condizioni e tempi per svolgere nel miglior modo possibile la nostra opera in perfetta sinergia con la Chiesa italiana».Del resto, dichiara il presidente della Cism, «non c’è cristianesimo senza umanesimo». In questo senso «capiamo anche la direzione del prossimo convegno ecclesiale di novembre, a Firenze, che ha per titolo "In Gesù Cristo il nuovo umanesimo". Perché l’esperienza della fede cristiana poggia sulla carne di Cristo: non dobbiamo mai dimenticare l’assunzione della nostra condizione, cioè la capacità di abitare i tempi e i luoghi. Se questo è l’orizzonte da cui partiamo – conclude – comprendiamo che quanto il Papa ci ha chiesto si traduce in un gesto concreto di tenerezza nei confronti dell’umanità, quella più provata, e nel contestuale abbattimento dei tanti muri eretti dall’indifferenza».
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