martedì 15 luglio 2014
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«A Pescopagano la Chiesa fa tanto, è impegnata da anni, ma è sola, il parroco è solo. Invece bisogna trovare  una linea comune, noi come Chiesa ci offriamo per essere luogo di coordinamento, con le istituzioni del territorio perché da soli non ce la possiamo fare». È molto chiaro monsignor Orazio Francesco Piazza, vescovo di Sessa Aurunca, nel cui territorio si trova la frazione di Castel Volturno. Che lancia un preciso appello, «un grido d’allarme: non facciamo degenerare una situazione che è sottopelle tutti i giorni. Dobbiamo riuscire a dare una svolta a un contesto dove domina il degrado sociale e ambientale».Monsignor Piazza, dunque anche qui la Chiesa combatte da sola?Lo possiamo dire in modo esplicito. La nostra attenzione non è mai venuta meno. Pescopagano è nostra fino in fondo. E lo facciamo seguendo come linee pastorali le indicazioni del Papa: immigrazione, famiglia, economia e lavoro. Ma, lo ripeto, da soli non ce la possiamo fare e per questo invoco una rete comune di collaborazione tra tutte le istituzioni. Noi stiamo già operando in questo senso con un gran lavoro di tessitura per accogliere e integrare, ma almeno per ora non si riesce a vedere una via d’uscita.Così del vostro territorio si parla solo quando avvengono fatti violenti.Purtroppo è vero. Se non ci scappa il morto nessuno se ne occupa. Ma invece del filo rosso del sangue e della violenza ci dovrebbe essere il filo rosso della sensibilità. Per questo alziamo la voce anche questa volta, non per creare allarmismo ma per chiamare a raccolti quanti dovrebbero collaborare.Lei è vescovo da un anno, che situazione ha trovato?C’è assenza di qualità umana, le persone sono abbandonate a se stesse, ci vorrebbero certamente più uomini delle forze dell’ordine ma anche più strutture sociali.Gli abitanti denunciano l’eccessiva presenza di immigrati che sono sicuramente tanti.Il problema c’è ma non dobbiamo generalizzare né cadere nell’opposto facile buonismo. Indubbiamente gli immigrati subiscono forme di prevaricazione ma anche dai propri connazionali. Per questo, lo ripeto, vanno coinvolti tutti. In questo senso io ho incontrato più volte sia i comitati dei cittadini che i gruppi di migranti. Certo qui si fa molta fatica ma se lavoreremo insieme quel territorio potrà essere davvero un fiore all’occhiello.
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