lunedì 14 gennaio 2013
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​Sullo sfondo del Messaggio della 99ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2013, che si celebra oggi in tutte le parrocchie, ritroviamo il Concilio Vaticano II, di cui si ricorda il 50° del suo inizio in questo Anno della fede. Il Concilio, nel prospettare un rinnovato rapporto tra Chiesa e mondo, con una attenzione e una passione per l’uomo, non ha potuto non incrociare il fenomeno della mobilità umana e delle migrazioni, con le sue gioie e le sue speranze, le sue tristezze e i suoi drammi, ricordati dal tema di quest’anno: "Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza".La Chiesa ha assunto così, al Concilio Vaticano II, anche la dimensione del «camminare insieme con l’umanità», come costitutiva del suo essere e del suo agire, rinnovando anche, nel successivo Motu proprio di Paolo VI del 1969, la cura pastorale dei migranti. Cura per le migrazioni e mobilità umana cresciuta in circa cinquant’anni, con opere e istituzioni rinnovate – che il Papa chiama «tesoro di testimonianza di apertura e di accoglienza» –, coniugando insieme evangelizzazione e promozione umana. Sul piano pastorale, Benedetto XVI sottolinea nel Messaggio di quest’anno anzitutto l’attenzione al «dramma» delle migrazioni, di chi lascia alle spalle «disperazione», paura, morte e che talora soffre ancora di episodi di sfruttamento e discriminazione.Di fronte a questi volti sofferenti dei migranti la Chiesa è certamente chiamata a gesti e servizi di prossimità, ma evitando «il mero assistenzialismo», l’azione improvvisata e puramente emergenziale alle persone in cammino. Ogni regolamentazione di flussi in partenza e in arrivo, che è diritto dello Stato, non può trasformarsi in una forma di chiusura, tantomeno di discriminazione verso coloro che, migranti economici o rifugiati, hanno il diritto di mettersi in cammino, come ricorda <+corsivo>Gaudium et spes<+tondo> 65, animati dalla speranza di una vita migliore per sé e la propria famiglia. Come anche, ogni persona e ogni popolo, soprattutto se povero e sofferente, devono sentire forte la cooperazione internazionale, nuova forma di carità globale, che aiuta a salvaguardare il diritto di ogni persona e famiglia a vivere nella propria terra: tema già presente in due altri passaggi di <+corsivo>Gaudium et spes<+tondo>, i nn. 66 e 87.Benedetto XVI, però, quest’anno si ferma a sottolineare «la risorsa migrante», il valore aggiunto che i migranti offrono alla vita e alla crescita della comunità. In quest’ottica, il Papa ricorda di non «trascurare la dimensione religiosa» dei migranti, che comporta, oltre alla cura per le numerose, nuove comunità cattoliche di fedeli provenienti da altri Paesi – un milione ormai in Italia –, anche il rispetto per le esperienze ecclesiali orientali, l’apertura al dialogo ecumenico e interreligioso. La pastorale delle migrazioni diventa anche una cartina di tornasole per misurare la pastorale integrale e integrata, i percorsi di comunione interculturali, nella vita delle nostre Chiese in Italia.
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