sabato 16 novembre 2013
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Una prova di cuore, ma anche di forza. Centomila persone (senza “apparati” alle spalle) in corteo e poi nella piazza e sotto una pioggia che non ha dato tregua. Centomila cittadini stanchi, nauseati, con la fiducia nello Stato ridotta al lumicino.
Un “fiumeinpiena” come lo slogan che li ha mossi. Il fuoco più grande della “Terra dei fuochi”. E mamme spesso col sorriso sul volto e il dolore nel cuore per chi non c’è più. «Siamo qui perché abbiamo un gran dolore che nel tempo si è trasformato in amore – spiega Anna, che ha perso di tumore il suo piccolo Riccardo quattro anni fa, proprio domani -. E adesso s’è trasformato anche in speranza, quella che i miei figli un giorno possano mangiare e bere senza alcuna paura». Un fiume colorato. Gli slogan come «chi non salta camorrista è» e «Io non ci sto» e ancora «hai coraggio di far finta di niente?». Non c’è rabbia cieca, c’è soprattutto sdegno: «Bonificate le vostre coscienze», dice questa gente. Che è «stanca di morire». Che vuole far tuonare la propria diginità. Perché, com’è scritto su uno striscione, «Nun te fa fa’ (cchiu’) fess: senz ‘a terra simm nient!». ​
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