sabato 27 ottobre 2012
​La provocazione del festival: investire sulla formazione a tutte le età, riconoscere il ruolo degli anziani, evitare il conflitto tra generazioni.
IL VIDEO L'esperienza delle Tagesmutter di Paolo Lambruschi
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Investire sulla formazione per tutte le età, rappresentare correttamente la realtà della famiglia nei media e riconoscere  giuridicamente l’invecchiamento attivo. Sono le questioni poste sul tavolo nella seconda giornata del Festival della Famiglia di Riva del Garda. Per l’ex maestro di strada di Napoli oggi divenuto sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, serve prima un atto di contrizione di una generazione: «La mia, che ha usato il bene comune in modo da non consegnarlo intatto ai ragazzi». Definendo la situazione italiana «complicata», ha ricordato che il debito pubblico attuale fa sì che «ogni bambino italiano alla nascita abbia un debito di 40 mila euro circa. Perciò cercheremo di togliere dalle sue spalle parte del debito pubblico e parallelamente investiremo in conoscenza». Un segno del Paese che sta cambiando, per il sottosegretario, è stata la rinuncia italiana alla corsa per le Olimpiadi: «Abbiamo ferito il nostro narcisismo ma per una volta abbiamo detto ai nostri ragazzi la verità. Chiunque deve continuare a governare l’Italia, nei piccoli comuni come al governo, deve pensare che abbiamo davanti 10-15 anni di sobria riparazione e umile servizio». Rossi Doria auspica che la scuola del futuro sia «un posto serio, comunitario, equo». Inoltre ha ribadito l’impegno del governo a concordare, insieme alle forze politiche, un emendamento che sopprima la parte del testo che riguarda l’aumento delle ore di insegnamento da 18 a 24. Se Giuseppe Savagnone, che dirige l’Ufficio diocesano palermitano per la pastorale della cultura, chiede una scuola di qualità che sappia valorizzare anche la conoscenza degli anziani, per Daniela Pompei, consigliere del ministro alla Cooperazione internazionale e all’Integrazione Andrea Riccardi e docente all’Università RomaTre, questi sono una risorsa fondamentale. Sia perché nei prossimi anni l’età media della popolazione continuerà a crescere (nell’ultimo decennio è salita da 41,7 a 43,5 anni) sia perché il loro apporto è spesso sottovalutato e vale quasi 30 miliardi. Nonostante il 70% viva con una pensione inferiore ai mille euro, infatti, parte di questa va a integrare magri bilanci da lavoro precario dei figli. «Dobbiamo renderci conto – ha rilevato – che essi sostengono in modo notevole figli e nipoti: a loro trasferiscono ogni anno una somma che vale quattro miliardi di euro. Un sostegno indispensabile per le economie familiari in affanno. Inoltre 12 milioni di anziani aiutano l’economia familiare con attività di babysitteraggio, facendo risparmiare 24 miliardi».Un ruolo fondamentale oggi poco riconosciuto dai giovani, anzi. «Vedo un crescente risentimento – ha concluso Pompei – per una generazione spesso accusata di aver avuto troppo, dimenticandosi che gli anziani in passato sono stati lavoratori». Un provvedimento a costo zero sarà chiedere l’estensione ai nonni del congedo parentale per assistere i nipoti se i genitori sono precari. Inoltre, cresce il numero di over 60 che fanno volontariato e il presidente dell’Auser Michele Mangano ha chiesto di riconoscerne l’impegno civico «attraverso una legge quadro nazionale sull’invecchiamento attivo. Senza questa attività volontaria numerosi musei e biblioteche di importanza nazionale rischierebbero la chiusura». L’esempio sono due leggi regionali di Umbria e Liguria. Infine la comunicazione. Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, bolla la rappresentazione mediatica della famiglia come «lontana dalla realtà», mette in guardia dall’eccesso di notizie disponibili in rete che non sempre accrescono la conoscenza e chiede formazione ai nuovi media per i genitori». Oggi è atteso per l’intervento conclusivo del Presidente del Consiglio Mario Monti. Dovrà dire se sono possibili mutamenti pro famiglia nella legge di stabilità.
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