giovedì 19 luglio 2012
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​Finora evidente, adesso anche autorevolmente sancito: la crescita (inquietante) di mortalità oncologica che si registra da queste parti «ha una matrice ambientale» e il suo vertice resta ancora lontano dall’essere raggiunto. Com’è certificato chiaro e tondo da un’«analisi sistematica» di quanto accaduto negli ultimi venti anni in tutti i comuni della Campania, realizzata attraverso uno studio che verrà pubblicato fra qualche mese ed è firmato da Maurizio Montella, responsabile dell’Epidemiologia dell’Istituto nazionale per i tumori "Pascale" di Napoli (oltre che dal direttore scientifico dell’Istituto stesso, Aldo Vecchione).Dottor Montella, i vostri numeri mostrano quanto, qui, ci sia da preoccuparsi.In questi venti anni, mentre nel resto d’Italia la mortalità per quasi tutti i tumori è diminuita, a seconda della tipologia oncologica, a Napoli e Caserta ha continuato a crescere.Appunto, brutto scenario...In termini di mortalità tumorale quindi, e usando una parola assai di moda, continua a crescere lo "spread" fra le province di Napoli e Caserta e le altre province della Campania, oltre che il resto d’Italia.Ci sono zone dove si concentra l’eccesso di mortalità?Una quindicina di comuni a sud di Caserta e a nord di Napoli, quasi sempre confinanti fra loro. Più altri due che sono attraversati dal fiume Volturno e dal fiume Sarno (quest’ultimo è il più inquinato d’Europa, ndr).Insomma nei triangoli dei veleni, della morte, dei roghi tossici... Lei parlava di "spread": dovesse trovare un aggettivo per definirlo?Drammatico. Soprattutto perché mi aspetto che questo "spread" tra mortalità tumorali napoletana e casertana e il resto del Paese continui ad aumentare.Alcuni sostengono che i dati su queste mortalità non siano attendibili, troppo influenzati da condizioni e stili locali di vita e sociali, e che piuttosto si dovrebbe ragionare sulle incidenze delle patologie tumorali.Fosse così, mi dovrebbero allora spiegare perché ad Avellino, Benevento e Salerno si sta meglio che in altre regioni d’Italia. Gliela dico chiara: essendo la sanità napoletana - checché se ne dica - tra le più avanzate nel nostro Paese, ci aspettavamo che a Napoli si stesse meglio, non è invece così. E poi la nostra analisi, lo ripeto, è ventennale.Sarebbe a dire?Che se l’avessimo fatta poniamo su cinque, sei, magari anche dieci anni, avrebbe potuto essere meno attendibile, ma realizzata su un tempo così lungo è impossibile non lo sia. Tanto più che abbiamo usato metodologie statistiche seguite per altri studi che hanno già indicato il trend in aumento per alcune neoplasie.Quelle magari maggiormente dipendenti da fattori ambientali?Sicuramente, quelle maggiormente dipendenti da avvelenamento dell’ambiente. Non sono in grado di dirle qui ora specificamente quali siano questi agenti avvelenanti, ma certamente i nostri dati hanno una matrice ambientale. E questi agenti potranno essere causa delle mortalità tumorali al cento per cento, al cinquanta, al quaranta... Questo andrà verificato, poi. Ma la matrice ambientale è fuor di dubbio.Morale conclusiva, dottor Montella: come si tirano fuori Napoletano e Casertano da questo dramma?Prima di tutto non negando la sua esistenza.
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