mercoledì 19 marzo 2014
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Domenico e Cocò, nomi che risuoneranno venerdì sera nella chiesa di S.Gregorio VII a Roma. Gli ultimi del lungo, troppo lungo elenco di vittime innocenti di mafia, che sarà letto nella veglia di preghiera promossa da Libera e presieduta da Papa Francesco. Un elenco che drammaticamente non finisce mai, con più di 1.500 nomi. Un elenco con tanti bambini come loro, a conferma che non è vero che la mafia è cambiata e prima non uccideva bimbi e donne. È falso, lo ha sempre fatto. E quel drammatico elenco ne è la dimostrazione. «Cocò di sicuro è in Cielo con Gesù», aveva detto Papa Francesco pochi giorni dopo il vile omicidio di Cassano all’Jonio. E altrettanto sicuramente lo è il piccolo Domenico, ucciso senza alcuno scrupolo ieri. Ma ci sono altre due piccole vittime, anche se sopravvissute all’agguato di Palagiano. Sono i fratelli maggiori di Domenico, 6 e 7 anni, che hanno visto uccidere il loro fratellino, la mamma e l’uomo che aveva sostituito il papà ammazzato tre anni fa. Hanno visto, hanno sentito, hanno capito, improvvisamente diventati adulti. Quanto è lontana la morte per i bambini, per loro è arrivata di colpo. Ma non si dica che erano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Erano con la loro mamma. Chi, come sempre, era nel posto sbagliato al momento sbagliato, sono stati gli assassini. Ma ora quale sarà il destino dei due fratellini? Così come quello delle sorelline di Cocò. Chiediamo una risposta a Margherita Asta che una risposta ha già dovuto dare sulla sua stessa carne quando il 2 aprile 1985 un’autobomba destinata al giudice Carlo Palermo straziò la mamma Barbara e i fratellini Salvatore e Giuseppe. «Mi auguro che i due fratelli di Domenico siano accompagnati in un percorso di memoria ma anche a trovare la forza per un domani diverso, per costruirsi un futuro. Non avevano scelto loro da che parte stare, proprio come Cocò. Le nostre braccia sono già aperte per non lasciarli soli». Le braccia dei familiari delle vittime innocenti delle mafie. In 700 venerdì pregheranno con Papa Francesco, in rappresentanza delle più di 15mila di tutto il Paese. E il giorno dopo a Latina sfileranno per la XIX Giornata della memoria e dell’impegno organizzata ogni anno da Libera nel primo giorno di primavera. Una lunga marcia e ancora una volta la lettura di quell’interminabile elenco. Che si chiuderà con Cocò e Domenico. Qualcuno potrebbe storcere il naso. «Erano figli di mafiosi». La risposta l’ha già data Margherita così come la diedero don Pino Puglisi e don Peppe Diana, aprendo le loro braccia anche ai figli delle famiglie mafiose. E anche per questo pagarono con la vita. Lo continuano a fare tanti sacerdoti e volontari. Perché un futuro ci deve essere per questi bambini. Non lo si può chiudere nel buio di un’auto tra spari e sangue. Aiutarli a crescere, a uscire fuori da un destino apparentemente segnato è più che un dovere. In primo luogo per le istituzioni. Per evitare che finiscano ammazzati o che cresciuti in quel clima portino la morte ad altri.
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