lunedì 2 novembre 2015
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La Relazione sull`attuazione della legge 194, presentata al Parlamento è stata commentata dall'Associazione Scienza & Vita e dal Movimento per la Vita. Associazione Scienza & Vita “La riduzione del numero totale delle interruzioni volontarie di gravidanza di cui dà conto il Ministero della Salute nell’annuale relazione al parlamento sulla Legge 194/78, non può che essere salutata come una buona notizia, anche se stimola altre riflessioni”, commenta Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita. “Se il calo degli aborti rappresenta di per sé un’evidenza confortante, non possiamo non pensare al contributo non espresso - e certamente incisivo sul totale - dei cosiddetti ‘anticoncezionali di emergenza’, sul cui reale meccanismo di funzionamento ‘preventivo’ permangono molti dubbi. Tuttavia, i dati evidenziano un minore ricorso all’aborto tra le giovani in Italia rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidentale e questo ci fa ben sperare sulla consapevolezza del valore della vita nei nostri giovani”. “Ma il decremento va inserito anche nel contesto di una denatalità complessiva che il nostro Paese sta attraversando e su cui sono necessari interventi politici e sociali non rinviabili. Ricordiamo che proprio Papa Francesco ha lanciato un duro monito riguardo le troppe donne che sono costrette a scegliere tra un figlio e un lavoro. Questo terribile bivio non dovrebbe esistere in nessun luogo del mondo ed è sulla tutela dei più deboli che si misurano coesione e solidarietà di una democrazia”. Movimento per la Vita "La riduzione progressiva del numero totale degli aborti e del tasso di abortività non possono che essere valutate positivamente - afferma in una nota il presidente del Movimento per la Vita Italiano, onorevole. Gian Luigi Gigli -. Non è chiaro, tuttavia, quanto la riduzione sia dipesa da maggiore consapevolezza e rispetto della vita, quanto invece da altri fattori. Tra questi giocano un possibile ruolo l’uso delle pillole dei giorni dopo che, impedendo l’annidamento dell’uovo fecondato in utero, sono causa di aborti molto precoci, e il ricorso all’aborto chimico 'fai da te', attraverso l’impiego di farmaci antiulcera e antidolorifici con struttura e meccanismo d’azione simili a quelli della RU486. Occorre anche tener conto che il minor numero di aborti è in parte legato anche alla riduzione della popolazione femminile in età fertile causata dalla denatalità".

"L’alta percentuale di straniere tra donne che ricorrono all’Ivg, se da un lato potrebbe essere frutto di una diversa cultura, dall’altro - prosegue Gigli - richiama l’importanza delle difficoltà economiche, sottolineando l’inadeguatezza di una legge che pure avrebbe come obiettivo la proposta di soluzioni alternative. La mancanza di dati sull’opera di prevenzione dei consultori costituisce ancora una volta il limite maggiore della relazione. A quasi quarant’anni dalla 194, non sappiamo ancora in che percentuale la richiesta di abortire sia sostenuta da ragioni economiche e in quanti casi siano stati proposti interventi di sostegno". "Il Mpv può invece affermare - continuia Gigli - che nel 2014 è stato possibile salvare oltre 10mila bambini, senza disporre di altri mezzi se non quelli del volontariato. La relazione, infine, smaschera la pretestuosità degli attacchi agli obiettori, considerato che quasi il 90 delle donne abortisce nelle strutture della sua provincia, che i tempi di attesa per l’intervento sono in riduzione, che il triste "carico di lavoro" di chi pratica aborti non è certo logorante e che il numero dei siti in cui l’Ivg è praticata si avvicina a quello dei punti nascita. La presenza di obiettori, in realtà, è ostacolata perché disturba chi vorrebbe fare dell’aborto un diritto, richiamando a tutte le coscienze il valore della vita umana e i diritti del nascituro".

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