venerdì 1 aprile 2016
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Tempa Rossa e Viggiano: i due filoni dell’inchiesta
Tutto nasce dal petrolio. In Basilicata c’è assieme al gas (che viene subito convogliato nella rete locale di distribuzione), in provincia di Potenza, ritenuta un po’ l’Arabia Saudita d’Italia. In Val d’Agri - il più grande giacimento d’Europa - dove l’Eni già estrae a Viggiano e poi nella località Tempa Rossa, sita nel comune di Corleto Perticara, alta valle del Sauro. Il giacimento Tempa Rossa fu scoperto nel 1989 dalla Fina, società belga poi assorbita dai francesi di Total. Consta di 6 pozzi già esplorati più un altro nel comune di Gorgoglione. Il petrolio è trasportato tramite una condotta interrata fino all’oleodotto Viggiano-Taranto, che ha come terminale la raffineria Eni del capoluogo ionico. Due impianti e, appunto, due filoni d’indagine.
Quali sono i reati contestati?Per Tempa Rossa, e in particolare per l’indagato Gianluca Gemelli, si parla di "traffico d’influenze illecite", nuovo reato introdotto nel 2012 dalla legge dell’ex ministro Severino che riformava le fattispecie di corruzione nella Pubblica amministrazione. Vuole dire: si è approfittato delle relazioni con un pubblico ufficiale (in questo caso il fidanzamento con l’ex ministro Guidi) per ottenere lavori che altrimenti non si sarebbero mai ottenuti. In questo filone sono contestati anche la corruzione propria e impropria, concussione, induzione indebita e truffa aggravata per erogazioni pubbliche. Per il Centro oli di Viggiano, dove ci sono stati i 6 arresti, i reati sono invece più di tipo ambientale: traffico illecito di rifiuti e miscelazione di rifiuti speciali.
Cosa diceva l’emendamento?Nel solito linguaggio burocratico, la norma inserita nella legge di Stabilità 2015 in pratica diceva che quando si autorizzeranno le procedure estrattive saranno permessi pure, con unico atto, tutte le procedure connesse: stivaggio, trasporto, eccetera. Guarda caso proprio i settori nei quali operava Gemelli (il compagno dell’ex ministro Guidi), in rapporti anche con Total.
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