giovedì 29 gennaio 2015
​Il cardinale vicario di Roma critico sull'istituzione dei registri.
OSSERVATORE ROMANO «Una forzatura» LA DIOCESI «Famiglia discriminata»
Sbandierata confusione (G. Marcelli)
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Tanto impegno, profuso per «un atto di pressione politica», sarebbe stato molto più opportuno per affrontare le «difficoltà dei cittadini di fronte ai problemi enormi di Roma». All’indomani del varo in Campidoglio del Registro delle unioni civili - con l’assessore Cattoi che promette tempi rapidi di attivazione - piovono critiche autorevoli, a partire dal cardinale Vallini, su quella che ha tutta l’aria di uno strappo ideologico e di un atto giuridicamente inutile. Il cardinale vicario di Roma parla ai microfoni di Radio Vaticana: «Al sindaco Marino ho già avuto modo di dire in privato che Roma, dinanzi a problemi enormi, avrebbe bisogno di un impegno su fronti diversi e non certamente di una pressione politica per modificare l’istituto matrimoniale». Vallini sottolinea che «non si tratta di un atto di valenza giuridica, ma soltanto di un gesto che ha tutto il sapore di essere una pressione politica», per «creare una cultura che è una realtà diversa dalla esperienza umana, particolarmente del matrimonio, un fatto di natura, sancito dalla Costituzione che qui si vorrebbe stravolgere». In Campidoglio intanto promettono che, su questo, la macchina amministrativa sarà rapida ed efficiente: «Auspico che il registro delle unioni civili possa essere disponibile tra una decina di giorni. A voce abbiamo avuto già richieste, ora serve il tempo di organizzare gli uffici», spiega l’assessore alle Pari Opportunità Alessandra Cattoi, braccio destro del sindaco Ignazio Marino. Netto il giudizio che arriva anche da L’Osservatore Romano. «Una forzatura della volontà degli italiani che non hanno mai avuto modo di esprimersi sull’argomento o quantomeno del tentativo d’imporre al Paese un fatto compiuto su una materia che non ha mai avuto alcuna elaborazione giuridica».Un’ulteriore critica dal Vicariato di Roma si affaccia nell’editoriale del sito diocesano Romasette: «Il Campidoglio, assolutizzando il riconoscimento dei diritti individuali, ha deciso di tutelare e sostenere le unioni civili (alle quali non sono chiesti doveri e obblighi) e quindi di discriminare consapevolmente la famiglia, "società naturale fondata sul matrimonio", come recita la Costituzione». Ma per il sindaco, scrive il direttore Angelo Zema, «quello che conta è mandare un segnale alla politica nazionale». Uno scenario «che apre inquietanti orizzonti a danno dei figli, i soggetti più deboli».Sulla decisione del Campidoglio interviene anche il direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia. «Certi atti sono vuoti se non corredati da una riflessione che va condotta nei luoghi legittimati a ciò», commenta al Sir don Paolo Gentili, ovvero il Parlamento. Oggi «la famiglia composta da un uomo e una donna sembra essere minoritaria, mentre è la realtà che porta avanti questo Paese, che va custodita e sostenuta». Perciò «si trovino pure nuove vie per accompagnare le diverse forme di unione, ma senza equipararle al matrimonio».Il registro capitolino della discordia, conviene anche il Forum delle associazioni familiari, «non è una priorità per i cittadini». E soprattutto non è di competenza comunale: «Quando una dichiarazione del sindaco Marino sul commercio estero?». Insomma, «questa scelta ideologica alla gente non dice proprio nulla», visto le scarse adesioni in tutta Italia.Concorda la deputata Udc Paola Binetti: «Il vero amore, bandiera in queste ore del Campidoglio, è rendere una città a misura d’uomo». E il capogruppo di Ap al Senato Maurizio Sacconi sottolinea che «la delibera sulla registrazione contra legem delle unioni omosessuali non può essere sottovalutata. Provoca una profonda lacerazione nel cuore della Nazione perché mette in discussione il principio costituzionale dell’unicità del matrimonio in quanto riferito alla sola società naturale».
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