venerdì 17 luglio 2015
Mercanti di esseri umani senza pietà: via lo zainetto con la medicina. La piccola Raghad è spirata tra le braccia dei genitori stroncata dalla malattia e gettata in mare. (L. Capuzzi)
EDITORIALE  Il peso atroce dell'ignavia Marco Tarquinio
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Il cinismo alla massima potenza. “Gli affari sono affari”. E gli scafisti conoscono bene le macabre leggi del mercato di vite umane. Sulle zattere galleggianti per il Mediterraneo, queste si riassumono nella formula – quasi infallibile – “più migranti, più soldi”. Lo spazio si misura, dunque, in migliaia di euro: ogni millimetro deve essere occupato da persone paganti. Anche gli scafisti arrestati ieri a Siracusa devono avere fatto a mente il rapido calcolo prima di imbarcare il “carico” di siriani – al prezzo di tremila euro a testa - diretti verso le coste italiane. E subito hanno deciso che per lo zainetto di quella bimba di 10 anni non c’era posto. Buttarlo in mare, per loro, è stata routine. Per lei, la piccola Raghad, è stata una sentenza di morte. La borsa, infatti, non conteneva solo i suoi effetti personali. Là c’era l’insulina indispensabile per lenire le sue ricorrenti crisi di diabete. Quando il male l’ha colpita in mezzo al Mediterraneo non c’è stato niente da fare. La piccola ha agonizzato per poi spegnersi fra le braccia della madre. Tutto il barcone l’ha vista morire, impotente. Nessuno ha potuto soccorrerli in mezzo all’acqua. L’Africa, alle spalle, e l’Italia, di fronte, erano entrambe troppo lontane. Nello spazio vuoto e pieno, al contempo, della traversata – per mare o terra, non importa, ovunque le tragedie sono drammaticamente simili – i migranti sono completamente soli. E continueranno ad esserlo a meno di un cambiamento di politica che consenta canali legali di entrata. Alla fine, ai genitori è toccato anche lo strazio di dover gettare il corpicino inerme in mare. Nessuna tomba per Raghad. Se la sua storia non è scomparsa fra le onde insieme al cadavere, è solo perché stavolta il barcone è fortunatamente – e fortunosamente - arrivato a destinazione. E il padre, in lacrime, ha potuto raccontare il suo dramma al sostituto commissario Carlo Parini, coordinatore del Gruppo interforze di contrasto all’immigrazione presso la Procura di Siracusa. La storia della bimba senza nome è, così, riemersa dal fondo, dove troppi zaini e bambini e uomini e donne invisibili giacciono insepolti. Oltre un secolo fa, un medico del Massachussets misurò il peso dei corpi prima e dopo la morte. Risultò un perdita di 21 grammi. Questo, da allora, è chiamato il “peso dell’anima”. Più o meno quanto un’insulina. Quanto la differenza tra un corpo e una bambina.
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